Coronavirus, l’Oms: “In 100 giorni il mondo è cambiato, difficile riaprire in questa fase. Ancora non è possibile una patente di immunità”

"Domani sono 100 giorni da quando l'Oms p stato informato dei primi casi di 'polmonite con causa sconosciuta' in Cina. E' incredibile riflettere su come è cambiato radicalmente il mondo"
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“Domani sono 100 giorni da quando l’Oms è stato informato dei primi casi di ‘polmonite con causa sconosciuta’ in Cina. E’ incredibile riflettere su come è cambiato radicalmente il mondo, in così poco tempo”. Lo ha sottolineato il direttore generale dell’organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa.

Il Dg ha voluto oggi ripercorrere tutte le iniziative messe in campo dall’Oms in questi 100 giorni di coronavirus, evidenziando che “il 1° gennaio, poche ore dopo la notifica dei primi casi, l’Oms ha attivato il suo team di gestione delle emergenze, per coordinare la risposta a livello di sede centrale, regionale e nazionale” e l’impegno profuso per “preparare i Paesi” al meglio nei confronti di questa pandemia, anche con la collaborazione di media e social network, “raccogliendo fondi e distribuendo materiale protettivo” a centinaia di Paesi.

“Il 5 gennaio, l’Oms ha notificato ufficialmente a tutti gli Stati membri questo nuovo focolaio e pubblicato una notizia sull’epidemia sul nostro sito web. Il 10 gennaio – ha aggiunto – abbiamo pubblicato un pacchetto completo di linee guida per i paesi su come rilevare, testare e gestire potenziali casi e proteggere gli operatori sanitari. Lo stesso giorno, abbiamo convocato il nostro gruppo consultivo strategico e tecnico sui pericoli infettivi per esaminare la situazione. Abbiamo collaborato con i giornalisti sin dall’inizio, rispondendo alle richieste dei media 24 ore su 24. Abbiamo convocato il comitato di emergenza il 22 gennaio e ancora una settimana dopo, dopo che i primi casi di trasmissione da uomo a uomo erano stati segnalati fuori dalla Cina e dopo aver dichiarato emergenza di rilevanza internazionale. A febbraio un team internazionale di nostri esperti ha visitato le province colpite in Cina per saperne di più sul coronavirus e per trarre lezioni per il resto del mondo”.

Per l’Organizzazione mondiale della sanità “tutti i Paesi membri sono uguali: questo è quello che vogliamo, è quello che facciamo. Non vogliamo creare differenze tra i nostri Paesi membri. Lo ha affermato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo le accuse del presidente americano, Donald Trump, che ha definito l’organizzazione “filo-cinese”. “Lavoriamo con qualsiasi Paese,” ha aggiunto guardando “dall’isola di Cook con 10 mila abitanti alla Cina con 1,4 miliardi”. “Cerchiamo di capire i problemi di tutti, cerchiamo di aiutare tutti, questa e’ la cosa piu’ importante. E vediamo l’intero mondo uguale, ve lo assicuro. Se c’è stato qualsiasi illecito, lo vedrete, arriverà il momento”, ha concluso.

“Noi consideriamo tutti alla pari. In che modo la Cina ci avrebbe influenzato?”. Lo ha detto il direttore generale dell’Oms rispondendo ad una domande sulle accuse di non aver avuto un approccio obiettivo ai dati sul coronavirus che provenivano dalla Cina. “Noi rispettiamo e lavoriamo con ogni nazione, cerchiamo di aiutare e capire i problemi di ogni nazione“.

Stati Uniti e Cina devo unirsi e lottare contro questo pericoloso nemico insieme. Cosi’ il resto del G20, cosi’ il resto del mondo! Questo virus e’ pericoloso, lo abbiamo detto tante volte! Anche la morte di una persona e’ un disastro!. E’ stato possibile nella Guerra Fredda, deve esserlo anche oggi: un’onesta leadership da parte di Usa e Cina. Per favore mettete in quarantena la politicizzazione del virus”, ha aggiunto.

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“Ho subito attacchi personali da tre mesi a questa parte, sono stato chiamato ‘nero’ o anche ‘negro’, ma io sono orgoglioso di esserlo e non mi importa. Quello che mi rattrista è quando un’intera comunità come quella africana viene insultata e si passa il limite. Personalmente non rispondo nemmeno alle accuse, non ho complessi di inferiorità”. Così Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in conferenza stampa a Ginevra su Covid-19, parla di “attacchi” alla sua persona, indirizzati fra gli altri anche da “Taiwan”. “Lo dico ora perché credo sia abbastanza – ha evidenziato – ma c’è stato un attacco alla mia persona da parte di Taiwan. Ma non mi importa quando mi insultano personalmente, ma come comunità. Non siamo angeli, bensì esseri umani e per combattere un nemico comune l’umanità deve rimanere unita”. E a chi gli ha domandato di commentare chi lo ha definito ‘filo-cinese’ nella gestione di questa crisi, Ghebreyesus ha risposto: “Noi non guardiamo i colori, la ricchezza, la povertà, l’essere forte o debole, grande o piccolo, il trovarsi al Nord, Sud, Est o Ovest. Noi vediamo tutti nello stesso modo, vogliamo che sia così e così agiamo, apparteniamo a tutti gli Stati e non vogliamo creare differenze fra gli Stati membri” dell’Oms. “Il messaggio ora – ha concluso – è lottare a più non posso contro questo pericoloso virus, altrimenti avremo rimpianti“. Infine, parlando delle minacce da parte di Donald Trump di interrompere i finanziamenti all’Oms, il Dg ha detto di voler “ringraziare il governo americano per il supporto fin qui assicurato, che credo continuerà perché deriva da una decisione bipartisan. Noi abbiamo bisogno di solidarietà molto più di qualsiasi altra cosa in questo momento e occorre ricordare che una minaccia che nasce in un posto qualsiasi della Terra, la affligge tutta. Abbiamo accettato la globalizzazione e sappiamo che questa crea interdipendenza fra i Paesi“, ha concluso.

Ci sono gruppi di ricercatori che stanno indagando sui contagi tra gli animali domestici. Al momento sembra che siano stati infettati dai loro proprietari. Al momento non crediamo che abbiano un ruolo nella trasmissione, ma sappiamo che possono essere infettati”. Lo ha detto la dottoressa dell’Oms Maria Van Kerkhove nel consueto briefing sul Covid-19. “Sono vittime come noi, devono essere trattati con cura e gentilezza”, ha aggiunto il dottor Mike Ryan.

La situazione in Italia

“Il ministro Speranza sta individuando la procedura per individuare un test (sierologico) affidabile. Un test certo al 100% non esiste. Scordatevi che ci sia la patente di immunizzato. Ci potrebbe essere viceversa la patente di non contagiato, e quindi la patente di vulnerabilita’. Chi e’ vulnerabile va protetto e credo che su questo nessuno abbia dubbi. Come proteggerlo? Questo e’ il tema”. Ha spiegato’ Ranieri Guerra dell’Oms rispondendo ai giornalisti alla Protezione civile. “Sara’ importante effettuare test a campione per capire quale e’ stata la distribuzione del contagio, comprendendo gli asintomatici e chi non e’ stato sottoposto a diagnosi”. 

Per quanto riguarda la riapertura in Italia,i passi preliminari da compiere prima della riapertura sono parecchi. Bisogna predisporre una valutazione di rischio, per classi di lavoro, zona geografica, ma sempre con un occhio alla diminuzione marcata della curva”. Spiega Ranieri Guerra, membro dell’Oms, in conferenza stampa. A questo va aggiunta “una categoria di persone che per età o patologie è vulnerabile. E io non credo che il governo italiano voglia procedere a una riapertura senza tenere in conto questo rischio che è al momento è ancora alto”, aggiunge.

“Questo plateau si abbassa progressivamente in maniera assai lenta – ha osservato Questo significa che c’è un serbatoio di positivi asintomatici che continua a garantire la circolazione del virus. Quindi aprire o pensare di aprire in queste condizioni, senza una conoscenza precisa di quale sia stata e di quale possa essere l’evoluzione del virus, è abbastanza difficile”.

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