Meduse nel Mediterraneo, un portale on-line per monitorarne gli spostamenti

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velella velella 03Nei mesi di aprile e maggio il Mediterraneo occidentale è stato invaso da innumerevoli colonie di Velella velella e molte spiagge si sono tinte di blu suscitando curiosità ed apprensione nei cittadini, anche se la stagione balneare non era ancora cominciata.

Le velelle sono idrozoi classificati dai biologi come macrozooplancton gelatinoso, che include tutti gli animali marini gelatinosi che hanno una dimensione relativamente grande e che i comuni cittadini chiamano genericamente “meduse”. Hanno un ciclo vitale piuttosto complesso in cui le meduse sono solo una delle fasi, quella in grado di riprodursi sessualmente nelle profondità del mare; le loro larve risalgono in superficie e formano nuove colonie galleggianti, da ogni larva si può generare un’ intera colonia, che ha la forma di una piccola barca, da cui il nome comune di “Barchette di S. Pietro”. Sono di colore blu, forse per proteggersi dai raggi ultravioletti dannosi per gli animali che galleggiano.

La velella è debolmente urticante, altre specie lo sono di più. Alcune come la Phisalia phisalis, un sifonoforo,possono diventare mortali.

velella velella 02Un’ altra medusa comune nei nostri mari e che può generare vere e proprie invasioni è la Pelagia nocticula, grande una decina di centimetri, di colore violetto ed urticante che può diventare un vero flagello per i bagnanti e per i pescatori.

Da cosa sono causate queste invasioni che nell’ultimo decennio sono probabilmente diventate più frequenti che in passato? Le cause possibili sono più di una: la prima è forse l’impatto che ha avuto la pesca industriale sui pesci riducendo drasticamente il loro numero; gli stadi giovanili dei pesci si nutrono in genere di microscopici crostacei che costituiscono anche il cibo per le meduse; se quindi i pesci diminuiscono le meduse hanno una maggiore disponibilità di nutrimento che consente loro di riprodursi enormemente, grazie anche al loro ciclo vitale che in condizioni favorevoli ha una capacità di crescita esponenziale. Inoltre alcune meduse si nutrono anche delle uova e larve dei pesci esercitando una ulteriore pressione negativa sul loro numero.

Anche il riscaldamento globale ha un suo ruolo nel determinare il loro aumento perché ha reso le acque del Mediterraneo idonee alla moltiplicazione di specie aliene provenienti dai mari tropicali. Esse arrivano attraverso lo stretto di Gibilterra o il mar Rosso, a volte trasportate dalle chiglie delle navi su cui si sono fissate. A volte sono invece trasportate con l’acqua di zavorra delle petroliere che caricano acqua di mare quando sono vuote, per poi scaricarla in mare prima di riempirsi di petrolio.

Il monitoraggio delle meduse è necessario per comprendere i loro cicli vitali ed indagare sui motivi delle invasioni, ma è troppo gravoso per il numero ridotto dei ricercatori che devono controllare una grande distesa di mare. E’ nata così l’idea di cercare l’aiuto dei cittadini con il progetto italiano Occhio alla medusa, che dà a tutti la possibilità di segnalare in tempo reale la presenza di questi animali nei nostri mari.

Il progetto è partito nel 2009 e negli anni successivi ha riscosso sempre più successo, arrivando nel 2013 a 7000 segnalazioni ed alla descrizione nel 2014 di una nuova specie, la Pelagia benovici che ha invaso le acque del golfo di Venezia e di quello di Trieste all’inizio di quest’anno.

Il sito web per le segnalazioni è: http://meteomeduse.focus.it, su questo sito si possono anche inviare foto in modo da rendere più facile la determinazione delle specie da parte dei ricercatori.

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