Le nuove infezioni del virus Hiv tra gli adolescenti cresceranno dalle 250mila registrate nel 2015 alle 400mila all’anno entro il 2030, se non si compiranno progressi per raggiungere e informare i giovani. È l’allarme lanciato dall’Unicef, in un nuovo rapporto pubblicato oggi, in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Secondo l’agenzia Onu, ogni 2 minuti, un adolescente di età compresa tra i 15 e i 19 anni (di cui due terzi di sesso femminile) viene infettato dall’Hiv. E mentre le morti per Aids sono in calo per tutte le altre fasce di età dal 2010, tra gli adolescenti i decessi sono purtroppo aumentati, specialmente nell’Africa sub-sahariana. Per contenere e mettere fine all’Adis nei bambini una volta per tutte, afferma il direttore esecutivo di Unicef Anthony Lake, bisogna “concentrarsi sia sulle cure sia sulla prevenzione, con un’attenzione più profonda al ciclo di vita del bambino, a partire dalla gravidanza, quindi nell’infanzia, nella giovinezza e fino all’adolescenza“.
Urgente, inoltre, è portare a termine il lavoro di prevenzione per combattere la trasmissione madre-figlio dell’Hiv fornendo cure al 95% delle donne incinte che convivono con il virus, entro il 2018. Lake evidenzia quindi la necessità di aumentare i test per l’Hiv, alla nascita, nel periodo compreso tra le sei e le otto settimane dal parto, e durante l’allattamento al seno, aumentando però anche l’attenzione sugli adolescenti, con programmi “mirati su coloro che hanno i rischi maggiori: ragazze adolescenti, gay e ragazzi bisessuali, adolescenti che usano droghe e giovani esposti sessualmente”.