“Burian della Befana” – Stavolta quella in arrivo non sarà una semplice ondata di freddo continentale, o una rapida irruzione artica che porterà un po’ di neve fino ai litorali sulle nostre coste adriatiche. In gioco c’è l’aria artica continentale e il freddo di natura “pellicolare”, quello spesso responsabile delle grandi ondate di gelo che durante il periodo invernale investono il nostro paese, come il resto d’Europa. Pertanto il “grande evento” che fra poco più di 48 ore inizierà ad interessare le nostre regioni non deve assolutamente essere sottovalutato. Anche perché le ripercussioni, soprattutto sotto l’ambito dei trasporti (circolazione su strade e autostrade), di questa ondata di gelo potrebbero essere davvero rilevanti in molte regioni, in primis su tutte proprio quelle adriatiche, che oltre al gran freddo e alle temperature pronte a spingersi su valori ben al di sotto dei +0°C, dovranno fare i conti anche con abbondanti nevicate, fin dalla fascia costiera, anche sotto forma di bufera.
Difatti bisogna ricordare come in inverno, durante l’avvento di importanti irruzioni di aria molto fredda, per non dire gelida, anche il mar Mediterraneo, in modo particolare l’Egeo, il mare Adriatico ed il Tirreno, possono originare fenomeni analoghi al ben più noto “Lakes Effect” prodotto dai grandi specchi lacustri nord-Americani, al confine fra USA e Canada meridionale. Proprio come il “Lakes Effect” nord-americano l’”Adriatic Sea Effect” e il “Tyrrhenian Sea Effect” si originano quando una massa d’aria molto fredda e instabile in quota scorre sopra la più mite superficie marina del mar Adriatico o del medio-basso Tirreno, le cui temperature superficiali sono piuttosto elevate anche nel cuore della stagione invernale.
I forti contrasti termici che si determinano sopra la più calda superficie marina rafforzando il “gradiente termico verticale” (notevoli differenze termiche fra media e bassa troposfera), favorendo l’innesco di una forte attività convettiva (forti moti ascendenti della colonna d’aria) che agevola la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi (cumuli, cumulonembi completamente ghiacciati sin dalle base) in grado di apportare precipitazioni diffuse, che spesso assumono carattere di rovescio o temporale se i contrasti termici sono molto forti.
L’innesco dell’instabilità convettiva e della nuvolosità cumuliforme viene spiegata dal fatto che a contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida, sia di origini artiche o siberiane, si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, instabilizzandosi al proprio interno e determinando la rapida formazione delle nubi cumuliformi (cumulonembi) che vengono spinte dai venti dominanti verso le rispettive aree costiere, dove danno la stura a persistenti precipitazioni, che possono assumere prevalente carattere nevoso fino alle coste (specie nel caso in cui l’aria fredda sia di tipo continentale siberiana).
Lungo le coste adriatiche, dal Veneto fino alla Puglia, l’”Adriatic Sea Effect” si attiva ogni qual volta che un intenso nucleo di aria fredda, o gelida, dalla regione carpatico-danubiana, dopo aver valicato le Alpi Dinariche, si versa sopra il bacino del mar Adriatico, contrastando con le acque superficiali decisamente miti.
Durante il passaggio dell’aria molto fredda, e originariamente secca, sopra il mar Adriatico si sviluppano delle bande nuvolose, con progressione lineare, che si muovono verso le coste di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, apportando consistenti precipitazioni, che possono divenire nevose sino ai litorali, sotto forma di forti rovesci o temporali di neve spettacolari (lampi e muri bianchi di neve con fiocchi anche a larghe falde). Le più importanti nevicate, come quelle osservate ad inizio febbraio 2012 tra le coste di Marche e Abruzzo, sono da addebitare proprio al fenomeno dell’”Adriatic Sea Effect”, che favori lo sviluppo di estesi e compatti addensamenti che si ammassarono sul versante orientale dell’Appennino, causando persistenti fitte nevicate che durarono per intere giornate in città di mare come Ancona o Pescara, lasciando sul terreno diversi centimetri di neve fresca.
Proprio come in Adriatico anche sul bacino tirrenico si ripete lo stesso tipo di fenomeno ogni volta che aria molto fredda, d’origine polare, scorre al di sopra del suddetto bacino. Con il “Tyrrhenian Sea Effect” però le bande nuvolose assumono un maggior sviluppo, distendendosi lungo la direzione del vento prevalente a 500 hpa, fino a sconfinare sulle limitrofe coste calabresi e siciliane dove a causa dello “stau” apportano intensi nuclei precipitativi, nevosi a bassa quota, se non al piano in presenza di aria gelida (questo sarà il caso del prossimo weekend), spesso ad ondate uno dietro l’altro, con il solito carica e scarica.
Tra il pomeriggio di venerdì 6 e la giornata di sabato 7 gennaio 2017, con l’ingresso diretto del nucleo freddo dall’area carpatico-danubiana e dalle Alpi Dinariche, tramite gli intensi venti di bora e tramontana, l’”Adriatic Sea Effect” e il “Tyrrhenian Sea Effect” torneranno nuovamente in azione, con abbondanti nevicate fino a quote collinari sulle regioni adriatiche, specie fra Marche e Abruzzo, dove i fiocchi misti alla pioggia raggiungeranno pure le aree costiere, lasciando abbondanti apporti di neve fresca sulle aree dell’entroterra.
Il “Tyrrhenian Sea Effect”, all’inizio del fine settimana, favorirà buone precipitazioni lungo le coste della bassa Calabria tirrenica e nella Sicilia tirrenica, compresa l’area dello Stretto di Messina.
Precipitazioni che dato l’ingresso dell’intensa avvezione fredda da N-NE, isoterme fino a -10°C a 850 hpa in prossimità dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale, potrebbero assumere carattere nevoso fino al litorale, assumendo le caratteristiche di autentiche bufere di neve per via delle forti raffiche di tramontana, che toccheranno punte di oltre 80-90 km/h nei punti maggiormente esposti. Visto la disposizione delle correnti dal quadrante settentrionale, con una spiccata curvatura ciclonica fra Tirreno, Adriatico e Ionio, per il minimo barico in allontanamento verso levante, verso la Grecia settentrionale, saranno i rilievi abruzzesi, molisani, pugliese, calabresi e quelli della Sicilia settentrionale a vedere i maggiori accumuli nivometrici, che potranno risultare abbondanti fin dalla collina. Ecco le pagine utili per monitorare la situazione in tempo reale: