Le donne, insieme agli immigrati, sarebbero una soluzione per le casse dell’Inps, invece dal Rapporto presentato questa mattina alla Camera dal presidente Tito Boeri, emerge un dato ancora impietoso per l’universo femminile italiano: fare figli riduce le possibilità di carriera, e in più da pensionate, molte prendono sotto i mille euro.
REDDITO: -35% DOPO NASCITA FIGLIO Il reddito potenziale delle donne lavoratrici subisce un calo molto accentuato (-35% nei primi due anni dopo la nascita del figlio), soprattutto fra le donne con un contratto a tempo determinato, perché provoca lunghi periodi di non-occupazione. Non sorprende perciò constatare come la crisi abbia fortemente ridotto le nascite (-20% nel Nord del paese). “I costi della genitorialità – dice Boeri – potrebbero essere fortemente contenuti non solo rafforzando i servizi per l’infanzia, ma anche e soprattutto promuovendo una maggiore condivisione della genitorialità”.
PENSIONI Meno di quattro pensionati Inps su dieci percepiscono assegni lordi mensili sotto i mille euro, più di uno su dieci è sotto i 500 euro. Nella fascia 500-1.000 euro risultano 4.151.043 pensionati (il 26,7%), sotto i 500 euro 1.683.351 pensionati (10,8%). In totale, sotto i mille euro ci sono 5.834.394 pensionati (37,5%). In prevalenza sono donne i pensionati sotto i mille euro (3.864.607 contro 1.969.787 maschi). A percepire assegni oltre i 3mila euro lordi mensili sono 1.060.040 pensionati pari al 6,8% del totale (775.708 maschi e 284.332 donne).
FIGLI La nascita di un figlio ha un impatto significativo e duraturo sulle scelte e le prospettive della madre, ma non su quelle del padre, aprendo un divario fra i percorsi lavorativi e i trend reddituali che non si colma nel tempo. Anche nel nostro paese, fare un figlio riduce sensibilmente le probabilità di continuare a lavorare e le prospettive di carriera per chi continua, senza che vi sia un simile impatto per gli uomini.
FLOP CONGEDO PARENTALE “Il congedo di paternità obbligatorio non è stato in gran parte applicato. Due terzi dei neopadri non hanno preso neanche il giorno obbligatorio nel 2015, l’anno in cui questa misura è stata maggiormente adottata. Se l’obiettivo di questa legge era quello di stimolare una maggiore condivisione degli oneri per la cura dei figli e di cambiare le percezioni di datori di lavoro restii ad assumere le donne in età fertile, il risultato è stato molto deludente”. Così nella sua relazione annuale il presidente Inps Tito Boeri.”Impensabile cambiare attitudini – continua – se non si introducono sanzioni per le imprese che violano la legge e se non si va al di là di uno o due giorni di congedo di paternità obbligatorio.Il cambiamento culturale e nelle norme sociali che il congedo di paternità vuole favorire non può essere incoraggiato con un congedo simbolico”.