Tra i 50 aeroporti più affollati del mondo, quasi la meta’ (23) sono completamente ‘smoke-free’, mentre gli altri (27) hanno delle aree fumatori apposite, chiuse e ventilate. Lo segnala il rapporto pubblicato dai Centers for diseases control (Cdc) americani. Sono piu’ di 2,7 miliardi i passeggeri che ogni anno transitano per gli aeroporti studiati. Il 46% dei loro viaggiatori e lavoratori sono dunque protetti dall’esposizione al fumo passivo, perche’ il fumo e’ completamente proibito in tutte le loro aree al chiuso. Gli altri aeroporti hanno invece preferito destinare alcune aree specifiche, chiuse e ventilate, ai fumatori, anche in ristoranti, bar e club delle compagnie aeree.
“Non esiste una completa assenza di rischio dall’esposizione al fumo passivo. Anche per poco tempo puo’ avere conseguenze sulla salute”, commenta Corinne Graffunder, direttore dell’ufficio su fumo e salute dei Cdc. Lo studio ha analizzato le politiche anti-fumo del 2017 sul fumo, trovando parecchie variazioni a seconda degli stati. Nel Nord America per esempio il 78% degli aeroporti piu’ affollati (14 su 18) e’ smoke-free, in Europa lo e’ il 44% (4 su 9), in Asia il 18% (4 su 22, tutti in Cina).
Un precedente studio dei Cdc aveva documentato come il fumo passivo possa ‘viaggiare’ negli aeroporti dalle aree fumatori chiuse a quelle non fumatori, a cui quindi viaggiatori e lavoratori non fumatori possono essere esposti. In altre parole in questi aeroporti, viaggiatori e personale sono a rischio di essere esposti al fumo passivo.
“Separare i fumatori dai non fumatori, pulire l’aria e ventilare gli edifici non puo’ eliminare l’esposizione al fumo passivo per i non fumatori. Chi ci passa del tempo, pulendo, lavorando o passando vicino queste stanze, e’ a rischio di respirare il fumo degli altri”, aggiunge Brian King, dei Cdc.