Aumento costante per i tumori del testicolo e della prostata, in particolare è stato osservato che circa il 3% circa dei nuovi casi l’anno al testicolo si verifica fra gli under 40, mentre il cancro della prostata è oggi il tumore maschile più diffuso. Entrambe queste condizioni possono causare infertilità, sia in seguito all’intervento chirurgico sia per le terapie successive come la chemioterapia o la radioterapia. In un periodo in cui si lavora molto per la preservazione della fertilità femminile grazie alle tecniche di crioconservazione del tessuto ovarico o degli ovociti, molto meno si fa per la preservazione di quella maschile.
“Il liquido seminale congelato non ha le stesse capacità di fecondazione di quello fresco però è possibile ottenere la gravidanza successivamente, anche se spesso bisogna ricorrere alla fecondazione assistita“, spiega Ermanno Greco, direttore scientifico del Centro di medicina della riproduzione dell’European Hospital di Roma.
Spesso i trattamenti anticancro possono provocare mutazioni genetiche con eventuali problemi della fertilità, nonostante la ripresa della spermatogenesi post intervento. Ma la preservazione della fertilità maschile in caso di tumore è molto più semplice di quella femminile, basta infatti congelare uno o più campioni di liquido seminale a seconda le caratteristiche dello stesso.
Nei casi più gravi in cui non si hanno spermatozoi nel liquido seminale si può ricorrere poi a tecniche di prelievo testicolare (microtese), “che hanno evidenziato spermatozoi nel tessuto testicolare nel 60-70% di questi pazienti e che hanno dato luogo, come dimostrano i nostri studi, a nascita di bambini sani e assenza di recidive del tumore. Vi è la necessità di scegliere un trattamento che dia alte percentuali di successo e non sprechi quello che di tanto prezioso si è conservato”, consiglia l’esperto.