Ha coinvolto più di 20 centri oculistici italiani da Nord a Sud, mettendo in campo una task force di esperti armati di apparecchiature diagnostiche ultra precise, che in meno di un mese hanno eseguito 2.856 esami. “Uno sforzo eccezionale” che ha dato i suoi frutti: nel 17% dei casi, quasi uno su 5, è stato possibile diagnosticare in fase iniziale maculopatie mai evidenziate precedentemente.
“Vuol dire aver salvato la vista a 424 persone”. Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico-Camo, e Francesco Bandello, direttore della Clinica oculistica dell’università Vita-Salute San Raffaele, riassumono così il risultato della prima campagna nazionale di prevenzione della maculopatia, partita da Milano con test gratuiti lungo tutta la Penisola.
L’iniziativa, patrocinata dal ministero della Salute e dalla Società italiana di oftalmologia-Soi, è stata organizzata dal Camo e dal Dipartimento di Oftalmologia dell’Irccs San Raffaele ed è durata dal 29 gennaio al 23 febbraio 2018 con l’adesione di centri universitari e ospedalieri.
Il maxi-screening era stato preceduto da un’indagine demoscopia nazionale sul grado di conoscenza della degenerazione maculare legata all’età da parte degli over 50, che ha restituito un quadro preoccupante: solo l’11% conosce il nemico. Eppure solo nel nostro Paese il ‘ladro della vista’ colpisce più di 800 mila persone. Da qui l’idea di un Mese della diagnosi e della prevenzione contro la maculopatia, sia senile sia diabetica.
I risultati sono stati illustrati dai due promotori ieri sera a Milano. Buratto e Bandello parlano di “un riscontro drammatico“, della dimostrazione che “il sommerso è tanto e variegato”, spiegano all’AdnKronos Salute. E lanciano l’Sos: “Quanto emerso induce l’organizzazione sanitaria, in tutte le sue espressioni, a provvedere in fretta per arginare un rischio epidemico che colpisce milioni di persone”.
Non è tanto un appello alle Istituzioni, quanto piuttosto alla collettività: “Il raggiungimento del benessere fisico e psico-sociale è un obiettivo cui tutti devono collaborare – ammoniscono gli specialisti – Non dipendiamo più da un Welfare State, ma facciamo parte di una Welfare Community in cui la conquista della Salute non è più concepibile come un compito riservato unicamente agli operatori della sanità, ma rappresenta una responsabilità che ci riguarda tutti indistintamente, da semplici cittadini e da persone responsabili nelle nostre famiglie e nei nostri ruoli professionali pubblici e privati”.
In concreto, chiarisce Bandello, “per chi ha superato una certa età e ha degli episodi di maculopatia in famiglia, il messaggio è fatevi vedere quando non avvertite i sintomi. E’ la cosa più importante che si possa fare” e va fatta “anche alle primissime avvisaglie di qualsiasi disturbo o fastidi all’occhio”, precisa Buratto. L’idea di uno screening ‘istituzionale’, riflettono gli esperti, per patologie come la maculopatia “sarebbe auspicabile, ma è difficile all’atto pratico”.
Benché infatti “in un Paese come il nostro – osserva Bandello – con una qualità di assistenza medica al top nonostante i tagli ai finanziamenti subiti negli ultimi anni, sarebbe lecito aspettarsi un programma di screening delle malattie oculari volto a identificare le persone a rischio prima che la patologia degeneri”, oggi “le autorità sanitarie fanno molto per molti, ma non possono fare tutto per tutti”, avverte Buratto.
Specie se si tratta di rivolgersi a particolari target contro malattie come quelle dell’occhio, che “per essere prevenute, diagnosticate e curate necessitano di un insieme di fattori” organizzativi ed economici “che le autorità sanitarie hanno difficoltà a mettere in campo”. Ecco perché la chiave per intercettare i malati che non sanno di esserlo va ‘oliata’ con una corretta informazione sui rischi e sulle possibilità di cura.
“Le indecisioni, le paure, i dubbi anche di carattere economico – dice Buratto – possono essere superati soprattutto con una corretta e sempre maggiore informazione, che però necessita di mezzi, tempo e lavoro di squadra. La nostra volontà è metterli in campo”.
Bandello concorda sulla “necessità assoluta di informare e di farlo bene”. Ma all’informazione va unito “il concetto di educazione alla Salute. Educazione e informazione devono vivere insieme”, e per centrare il bersaglio occorre prendere la mira: “Bisogna scegliere un target, che nel caso della degenerazione maculare legata all’età sono gli over 60. Riuscire a mettere insieme un ‘pacchetto informativo’ ad hoc è la formula” per far emergere il sommerso. “Nella cura degli occhi e non solo“.