Circoncisione, dati sconcertanti dopo la morte del bimbo a Roma: in Italia 35% di interventi clandestini

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Dopo la notizia delle morte di un bambino nigeriano di due anni avvenuta a Roma in seguito ad un circoncisione rituale in casa, emergono dati sconcertanti: le circoncisioni effettuate in casa e in modo clandestino sono più del 35%. Lo sostiene Foad Aodi, fondatore Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Co-mai (Comunita’ del mondo arabo in Italia), esprimendo condoglianze e solidarietà ai genitori del bambino morto dopo una circoncisione a domicilio a Monterotondo. “Noi da anni – spiega Aodi – siamo impegnati a favore della legalità e del diritto alla salute e al rispetto religioso per tutti, contro ogni forma di illegalità e cure ‘Fai da te’” nonché di circoncisioni fatte da “personale e strutture non autorizzate e clandestine“. All’origine di questi fatti “motivi economici e mancanza di strutture autorizzate“; per questo Aodi rivolge un appello al ministero della Salute affinché autorizzi la circoncisione presso le strutture sanitarie pubbliche e private, “con prezzi accessibili a tutte le famiglie musulmane e ebree che tante volte sono costrette a tornare nei paesi di origine“.

La madre dei due gemellini nigeriani di Monterotondo – nati a Latina nel gennaio 2017 – ha altri 5 figli in Nigeria. La donna, titolare di protezione umanitaria, era arrivata nella casa di Monterotondo a metà novembre. Gli operatori dello Sprar sostengono di non aver avuto alcun sospetto che la nigeriana volesse sottoporre i figli a circoncisione. La donna faceva scuola d’italiano a Roma. Era “tranquilla, sveglia ed educata“, riferiscono gli operatori.

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