Aids: “In Italia pregiudizi e ignoranza frenano la lotta contro l’Hiv”

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La scarsa consapevolezza e conoscenza dell’infezione da Hiv e dell’Aids costituisce oggi un serio limite al controllo dell’epidemia. E’ quanto emerge dal sondaggio “Is Hiv sorted?”, commissionato da Gilead Sciences e Iapac (International Association of Providers of AIDS Care), partner tecnico centrale della iniziativa Fast-Track Cities, e che ha rivelato come quasi la metà (43%) degli intervistati residenti in Italia ignori che l’Hiv sia un virus e solo il 37% sia in grado di definire in modo corretto la sindrome da immunodeficienza acquisita, mentre circa un quarto dei cittadini (27%) ritiene che HIV e AIDS siano sinonimi.

Il fenomeno diviene ancora più preoccupante se si considera che l’87% dei soggetti adulti non si ritiene a rischio di contagio e che il 60% non ha mai eseguito un test HIV. ?La mancata percezione del rischio e delle misure di prevenzione si associa a un approccio sociale negativo nei confronti delle persone con infezione da Hiv: il 58% degli intervistati sostiene che si sentirebbe a disagio nel lavorare al fianco di una persona sieropositiva e che esiste la possibilità di contagiarsi con un bacio, a causa di uno starnuto o condividendo del cibo.

Il sondaggio è stato condotto da Opinium, nel giugno 2018, su 24.212 adulti residenti in 9 Paesi dell’Europa occidentale ed in 6 dell’Europa dell’Est. In Italia sono stati coinvolte 2.035 persone di entrambi i sessi e di età compresa tra 18 e 75 anni. L’indagine aveva come scopo di valutare a livello di popolazione generale le conoscenze, la consapevolezza e la percezione su questi temi.

La ricerca “Is Hiv sorted?” è servita per contestualizzare gli obiettivi di Fast-Track Cities, il protocollo internazionale nato per incentivare la creazione di nuovi programmi per la conoscenza e la prevenzione dell’infezione da Hiv e dell’Aids, ma anche per ridurre il pregiudizio che ancora esiste nei confronti delle persone sieropositive. In particolare, si vuole favorire il raggiungimento dell’obiettivo fissato da Unaids, e cioè che la malattia cessi di essere una criticità sanitaria ed epidemiologica entro il 2030. ?A Fast-Track Cities hanno aderito per il momento 350 città, tra cui Milano e Bergamo, finora le sole italiane a sposare l’iniziativa.

“L’obiettivo della nostra ricerca è evidenziare l’importanza della conoscenza di Hiv e Aids per non abbassare la guardia su questo tema”, commenta Valentino Confalone, amministratore delegato di Gilead Italia, che ha commissionato la ricerca, a margine della firma del protocollo che ha inserito Bergamo tra le ‘Fast-Track Cities’, circa 350 città che si sono assunte l’impegno di contrastare l’Aids e ridurre le discriminazioni nei confronti di chi ha contratto il virus.

L’indagine “Is Hiv sorted?”, commissionato da Gilead Sciences e Iapac (International Association of Providers of Aids Care), partner tecnico centrale della iniziativa Fast-Track Cities, ha rivelato che la mancanza di consapevolezza e conoscenza nei confronti dell’infezione da HIV e dell’Aids costituisce tutt’oggi un serio limite al controllo dell’epidemia.

“La ricerca ha dimostrato che è fondamentale muoversi su tre fronti – ha sottolineato Confalone – promuovere la sensibilità rispetto al tema dell’Hiv, perché è incredibile come le nuove generazioni non conoscano il tema, alzando quindi il rischio di nuove infezioni; dal punto di vista delle aziende bisogna continuare a investire, fare ricerca per migliorare il trattamento dell’Hiv, nel breve termine attraverso l’efficacia e la tollerabilità dei trattamenti, e nel lungo termine migliorare anche la cura. Il terzo aspetto è stimolare anche le Istituzioni a non abbassare la guardia, continuare a investire affinché le innovazioni a disposizione dei pazienti possano essere a disposizione di tutti, anche in Italia”.

 

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