“Quello varato oggi dal Consiglio dei Ministri sostanzialmente non è un decreto sul clima, dato che inciderà davvero molto poco sulla lotta all’emergenza climatica in corso, per cui occorrerebbero provvedimenti ben più radicali. A partire da una seria svolta pro-rinnovabili e da una drastica rimodulazione dei sussidi ai combustibili fossili, la cui entità sarà chiara solo quando saranno noti i termini della legge di bilancio”. Così il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio commentando il varo del Dl clima da parte del Consiglio dei ministri.
“Facciamo inoltre notare al governo che l’Italia – rileva – non è all’avanguardia in fatto di contrasto ai cambiamenti climatici, come affermato nelle ultime ore da importanti esponenti di maggioranza come Luigi Di Maio. Le emissioni del settore energetico nazionale sono infatti in ripresa, a causa della frenata data alle rinnovabili dai diversi esecutivi in carica in questi anni, dal governo Monti in poi”.
Per Greenpeace, “se il ministro Costa volesse davvero porre in essere azioni d’avanguardia dovrebbe seguire, ad esempio, quanto fatto nelle ultime ore dalla Svezia, che ha bloccato l’autorizzazione di un nuovo terminale Göteborg per il gas naturale liquefatto (Gnl) – finanziato dalla Ue – sulla base di considerazioni climatiche”. “La politica energetica italiana invece vede ancora il gas naturale al centro del sistema“, continua Onufrio. “Una rotta confermata dalla attuale bozza di Piano Nazionale Integrato Energia e clima, il cosiddetto Pniec, e che non potrebbe consentire l’azzeramento delle emissioni del Paese nel 2050”, conclude.