Le notizie arrivano a raffica. E’ un vero e proprio bombardamento mediatico. Noi giornalisti, come tutti, siamo impegnati a districarci nella miriade di opinioni e di news che ogni giorno, ogni ora, giungono dalla Cina oppure da questo o da quell’esperto nostrano. Noi stessi siamo dunque soggetti ad errori o scivoloni spesso evitabili (Coronavirus e disinformazione: quando sono i giornalisti a confondere le idee ai lettori), ma la verità è che c’è una confusione planetaria. Provare a fare un po’ d’ordine è necessario per riuscire a fornire un’informazione quanto più possibile corretta. E così noi ci proviamo, perché in base a qualche testimonianza raccolta pare che l’allarmismo dovuto al Coronavirus possa essere in parte ridimensionato.
Le interviste agli italiani che vivono a Wuhan in particolare, e in Cina in generale, rilasciate anche a molte delle nostre emittenti televisive nazionali, sono chiare: non c’è paura, si cerca solo di correre ai ripari. Bisogna stare attenti, dicono, i morti sono troppi, ma non c’è una pandemia in corso. E queste stesse opinioni corrono anche sui social. Ne riportiamo solo una delle tante che abbiamo trovato e che ci sembra esaustiva ed emblematica in tal senso: “Da italiano che vive in Cina e continua a vivere in Cina, mi domando perché si continui a vivere questa faccenda con questo stile sensazionalista – scrive un utente Facebook -. Essendo un virus estremamente aggressivo dal punto di vista del contagio, è normale che i casi di contagiati aumentino. Perché però non raccontare tutta la verità? La verità è che i casi di morte sono in grande maggioranza di persone anziane, antecedentemente malate o con serie disfunzioni cardiache o respiratorie. La verità è che, a parte nella regione di Wuhan, lo Hubei, nelle altre province cinesi NON c’è alcuna allerta. La verità è che insieme ai morti (inevitabili quando una malattia tale riguarda numeri così elevati di persone in contemporanea), aumentano quasi di pari passo i numeri dei curati. Insomma, italiani, tranquilli. Bisogna essere prudenti, chiaro… ma comprare in questo momento una mascherina in Italia per il Coronavirus Wuhan è R-I-D-I-C-O-L-O!”.
Ma non solo. Perché anche molti esperti stanno cercando di far comprendere che l’allarme, sebbene serio dati i 170 morti confermato al momento in cui scriviamo, deve essere ridimensionato. Susanna Esposito, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e professore ordinario di Pediatria all’Università di Parma, ha spiegato che «bisogna scongiurare il rischio psicosi. Il nuovo virus non deve essere sottovalutato, soprattutto finché non saranno del tutto note le modalità in cui muta e tutte le caratteristiche che ne favoriscono la diffusione. Ma l’attuale allarmismo rischia di essere eccessivo. Ad oggi il nuovo coronavirus si è rivelato mortale solo nel meno del 3% dei casi confermati, senza considerare le migliaia di persone a cui non è stato rilevato per assenza di sintomi. Basti pensare che solo in Italia, come confermano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno circa 8.000 persone muoiono per le complicanze dell’influenza, centinaia di migliaia in tutto il mondo».
«Nel nostro Paese – conclude Esposito – la situazione è sotto controllo grazie all’eccellente filtro aeroportuale che anche per la SARS permise l’identificazione precoce dei casi sospetti. Tuttavia, il nuovo coronavirus non deve essere sottovalutato fino a quando non se ne comprendono tutti i meccanismi patogenetici e la risposta immunitaria che determina».