La febbre è il sintomo dominante della nuova infezione da Coronavirus, ma all’inizio solo quattro pazienti su dieci la manifesterebbero: per questo la sorveglianza basata esclusivamente sulla misurazione della temperatura corporea potrebbe risultare poco efficace, come del resto già indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
A dimostrarlo è lo studio condotto su oltre mille pazienti dalla task force di esperti cinesi guidata da Zhong Nanshan, il virologo che nel 2003 ha scoperto il virus della Sars.
Lo studio, apparso su medRxiv e non ancora sottoposto a revisione scientifica per la pubblicazione ufficiale, rafforza quanto gia’ indicato dall’Oms, che tra le sue raccomandazioni sottolinea come il controllo della febbre per identificare i casi sospetti nei punti di entrata (come negli aeroporti) potrebbe non garantire il riconoscimento di alcuni viaggiatori infetti.
La conferma viene dai dati relativi a 1.099 pazienti colpiti dal virus 2019-nCoV e ricoverati in 552 ospedali cinesi al 29 gennaio scorso. Le loro cartelle cliniche rivelano che all’inizio la febbre era presente solo nel 43,8% dei soggetti, mentre in seguito, dopo il ricovero, si e’ manifestata nell’87,9% dei casi. L’assenza di febbre con il Coronavirussarebbe piu’ frequente rispetto a quanto osservato con la Sars e la Mers.
All’inizio le radiografie non hanno evidenziato anomalie nel 24% dei casi più severi e nel 5% di quelli più lievi. Dopo il contagio, il 25,7% dei soggetti ha sviluppato una polmonite severa.
L’età media dei pazienti nello studio è pari a 47 anni: la sindrome da coronavirus è stata diagnosticata in tutte le fasce di eta’, ma i malati sotto i 15 anni rappresentano meno dell’1%. Il 44% dei pazienti esaminati proveniva da Wuhan; dei restanti, il 26% non aveva fatto viaggi né aveva avuto contatti con residenti della città, a sottolineare la rapida trasmissione da persona a persona. Il tempo medio di incubazione del virus e’ stato di circa 3 giorni.
La febbre (87,9%) e la tosse (67,7%) sono risultati i sintomi più comuni, mentre vomito (5%) e diarrea (3,7%) sono più rari. Al momento dell’infezione, il 25% dei malati presentava già un’altra patologia (come l’ipertensione o la broncopneumopatia cronico-ostruttiva).
Sileri: “Quattro fasi per fronteggiare il virus“
Gli sforzi, adesso, sono incentrati sul contenimento del virus ma qualora si verificasse un’altra infezione da coronavirus, “l’Italia è pronta ad affrontarla”. Così il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervistato su Sky tg24, che individua quattro fasi per fronteggiare il virus, dal contenimento dell’epidemia allo sviluppo di un vaccino.
“La prima fase – spiega – è il contenimento dell’epidemia, e questo viene fatto ora con tutti i mezzi possibili. La seconda fase è quella di immaginare che vi siano infetti in Italia: anche se ancora il virus non circola, e abbiamo solo 3 casi, ogni città è pronta e l’Italia tutta è pronta nel caso in cui vi sia una nuova infezione. La terza fase e’ tamponare le perdite economiche“, connesse al blocco dei voli dalla Cina.
La quarta, prosegue, “è quella del vaccino, di cui è prematuro parlare, perché servono mesi per realizzarlo. Servirà magari il prossimo anno, quando una nuova epidemia di coronavirus potra’ eventualmente diffondersi”. In qualsiasi caso, sottolinea, “sono sicuro che questa epidemia finirà presto – conclude – ma sarà di scuola per il futuro”.
Rispetto alla chiusura del traffico aereo con la Cina, “non è possibile stimare quanto tempo resteranno chiusi i voli, ma è incoraggiante che il numero dei casi di infezione segni una diminuzione. E’ chiaro che, se continueranno a calare, primo poi le misure andranno riviste, ma ora è presto per dire quando”.