Il Coronavirus potrebbe avere ricadute devastanti sul turismo in Italia, Federalberghi: “Aprire subito tavolo di crisi“

“È evidente che le ricadute commerciali ed occupazionali potrebbero essere devastanti in un'Italia nella quale il turismo da' lavoro a 4,2 milioni di persone"
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Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca chiede di aprire subito un tavolo di crisi per il turismo. Secondo Bocca, il governo non può ignorare le gravi conseguenze economiche dell’epidemia di Coronavirus sulle imprese del settore. “Abbiamo già sopportato danni ingenti dal fallimento di Thomas Cook – dichiara Bocca all’AGI – ora il Coronavirus metterà in ginocchio tanti operatori che stanno registrando le cancellazioni di viaggi dalla Cina e che devono restituire gli anticipi ai tour operator cinesi”. Lo scorso febbraio – sottolinea Bocca – gli arrivi dalla Cina furono circa 500 mila e quest’anno il numero sarebbe stato decisamente maggiore, considerato lo sviluppo impetuoso del turismo nel Paese asiatico. “I cinesi viaggiano molto nel periodo del Capodanno cinese e la destinazione preferita è per lo shopping Milano, che è quindi la città più colpita in questo momento; seguono Roma, Firenze, Venezia“.

La preoccupazione degli imprenditori – fa notare Bocca – è il “danno di immagine” che potrebbe ricadere anche sul turismo proveniente dagli Stati Uniti: “Se gli americani vedono foto e video di immagini con italiani con le mascherine rinunceranno a venire. I numeri delle cancellazioni allora potrebbero decuplicarsi. Il coronavirus è naturalmente una cosa seria che va monitorata ma bisogna stare attenti alla comunicazione. La situazione va gestita senza drammatizzare, con sangue freddo“. Bocca ricorda quindi che l’epidemia di Sars bloccò per circa un anno il turismo internazionale. “Ma il Coronavirus ha una mortalità molto inferiore alla Sars e – conclude il presidente di Federalberghi – in Italia non viviamo una situazione di pericolo, non siamo in Cina“.

Direttori hotel: “Rischio ricadute devastanti”

Le conseguenze commerciali saranno notevoli e noi siamo soggetti passivi“: ha dichiarato Alessandro D’Andrea, presidente nazionale dell’Associazione Direttori Albergo Italia preoccupato per il rischio del crollo delle prenotazioni dal mercato cinese, che prometteva 4 milioni di turisti. “È evidente che le ricadute commerciali ed occupazionali potrebbero essere devastanti in un’Italia nella quale il turismo da’ lavoro a 4,2 milioni di persone attestandoci come Paese europeo in cui le attività turistiche generano il maggior numero di posti“, spiega D’Andrea. “Purtroppo, come direttori d’albergo, abbiamo un ruolo passivo non potendo far altro che continuare a gestire strutture e servizi sempre al massimo degli standard e nel rispetto delle normative. Non manca però la preoccupazione legata allo stop dei voli e dei viaggi da e per la Cina visto che questo è proprio uno di quei mercati in forte crescita e sul quale l’intero settore puntava: basti ricordare che nel 2018 i turisti cinesi hanno fatto registrato 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze, fonte Enit. La stima per questo 2020 era dunque ancora più rosea puntando ai 4 milioni di arrivi. Un turismo, inoltre, molto rivolto al lusso verso cui l’Italia si sta sempre maggiormente orientando. Già le piattaforme per le prenotazioni hanno introdotto la cancellazione senza penali per il mercato cinese. Inoltre c’è da aspettarsi uno sconvolgimento anche dai mercati europei, medio-orientali, russi e statunitensi dopo la notizia dei casi di Coronavirus a Roma”, conclude D’Andrea.

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