L’antimalarico clorochina ha “un certo effetto curativo” contro Covid-19, la malattia da nuovo coronavirus. Lo confermano i dati dei primi trial clinici condotti sul farmaco – già risultato promettente in vitro in uno studio pubblicato su ‘Cell Research’ – secondo quanto ha riferito oggi alla stampa Sun Yanrong, vice capo del China National Center for Biotechnology Development presso il ministero della Scienza e della Tecnologia. Gli esperti, ha annunciato Sun, hanno suggerito “all’unanimità” che il medicinale venga incluso nella prossima versione delle linee guida per il trattamento dell’infezione e utilizzato “il più presto possibile” in studi clinici più ampi.
Laboratori al lavoro per le copie sintetiche del virus
Mentre le autorità sanitarie e i ricercatori di tutto il mondo sono al lavoro per capire come si trasmette il virus Sars-Cov-2 e come curare i pazienti, diversi biologi e laboratori, non solo negli Usa ma anche in Italia, stanno lavorando per ottenere una sua copia sintetica. Sono moltissime infatti le richieste arrivate in queste settimane da aziende, università e governi di avere copie di frammenti del virus, per sviluppare terapie e testare vaccini, come segnala il sito Technology review del Massachussets institute of technology.
In Italia impegnato su questo fronte è il laboratorio diretto da Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, che fa parte della rete che ha portato alla realizzazione del test europeo per la diagnosi, dopo quelli di Cina e Stati Uniti. Utilizzando la sola sequenza genetica ha sintetizzato un frammento del coronavirus con le tecniche della biologia sintetica.
Il laboratorio diretto da Ralph Baric della North Carolina invece vuole ricreare il virus, partendo solo dalla sequenza genetica postata online il mese scorso dai ricercatori cinesi. Dopo aver visto online le sequenze genetiche pubblicate, le ha confrontate con altre disponibili ma leggermente diverse, in modo da ottenere una versione finale da far produrre ad un’azienda.
Quando tra un mese avrà ottenuto il suo Dna, inietterà le istruzioni genetiche nelle cellule, che dovrebbero iniziare a produrre delle particelle virali infettive. I ricercatori vogliono provare a infettare dei topi con il virus sintetico e dargli diversi farmaci, per vedere se riescono a bloccarlo, e capire come gestire eventuali mutazioni.
E’ un tipo di ricerca che pero’ presenta dei rischi, tanto che i produttori di Dna del Consorzio internazionale per la sintesi dei geni hanno appena formulato una politica comune su chi dovrebbe poter comprare versioni complete del genoma di nuovi virus e batteri.
Si è deciso di sottoporre gli interessati a specifici e accurati controlli e fargli provare di essere già registrati presso i Centers for disease control (Cdc) per lavorare con la Sars. In ogni caso le aziende potranno decidere a loro discrezione cosa e a chi vendere, ma nessuna pensa di vendere l’intero genoma del virus. Attualmente solo pochissimi sofisticati centri possono ricreare un virus: non c’e’ quindi il rischio o la possibilità che qualcuno lo faccia dal garage di casa.
In Cina dimesso il paziente curato con il plasma
Uno dei pazienti affetti dalla sindrome Covid-19, curato con il plasma sanguigno raccolto da persone guarite, è stato dimesso dall’ospedale nella città-focolaio di Wuhan. Lo ha reso noto Sun Yanrong, funzionario del ministero cinese delle Scienze e della Tecnologia, durante una conferenza stampa oggi a Pechino.
Secondo il funzionario cinese, la prima dose di plasma sanguigno di un paziente ripresosi dalla sindrome Covid-19 è stata raccolta il primo febbraio, mentre questa terapia sperimentale è stata applicata per la prima volta il 9 febbraio a un contagiato in gravi condizioni ricoverato in un ospedale del distretto di Jiangxia a Wuhan. Altri 10 pazienti, ha aggiunto Sun, saranno sottoposti a questa cura in settimana, mentre le autorità chiedono a un maggior numero di pazienti guariti dalla sindrome di donare il proprio plasma sanguigno.