Coronavirus, le curve dell’epidemia in Italia: siamo “nell’occhio del ciclone”, vicino il picco dei decessi

"L’incremento dei decessi sta diminuendo rapidamente, questo dimostra che le misure adottate stanno danno i frutti sperati": l'analisi di Giovanni Falcicchia
MeteoWeb

Dopo una prima fase di indeterminazione, legata alla scarsità dei dati a disposizione, le curve che fotografano lo stato dell’epidemia di Covid-19 in corso in Italia mostrano una certa regolarità. Tale regolarità ci consente di azzardare qualche previsione a breve termine, con una discreta probabilità di successo.

Ricordiamo che, per una precisa scelta, il parametro utilizzato per studiare l’andamento dell’epidemia è quello dei decessi giornalieri. Scelta questa condivisa anche da altri analisti.

E’ evidente che, in ogni caso, il picco dei decessi seguirà nel tempo quello dei contagi e ancora successivamente quello dei ricoveri. Quindi non è da escludere che il numero dei contagi abbia già raggiunto il suo punto massimo, mentre quello dei ricoveri tende ancora ad aumentare.

Un’analisi consistente dei dati deve necessariamente essere basata su diversi giorni. Il singolo dato, infatti può sempre essere affetto da una sua variabilità contingente legata ai più disparati motivi. Nel nostro caso proponiamo curve calcolate con medie mobili ponderate su diversi periodi. In tal modo si cerca di dedurre informazioni più generali rispetto a quelle deducibili dall’analisi di pochi dati giornalieri.

Nell’aggiornamento della scorsa settimana avevamo visto come le curve esaminate indicavano il raggiungimento del picco dei decessi nella prima decade di aprile.

Esaminiamo ora i dati odierni partendo dalla curva dei decessi giornalieri, fig. 1

Fig. 1

Essa mostra chiaramente una continua crescita che, pur mediando i dati, raggiunge valori enormi, oltre 800 decessi negli ultimi giorni; numeri impensabili all’inizio dell’epidemia. Quando si parla di picco dei decessi ci riferiamo sempre al punto massimo di questa curva. Punto che, evidentemente non è stato ancora raggiunto. Possiamo però notare che, da qualche giorno a questa parte, la curva cresce con una minore ripidità; vuol dire che ci stiamo avvicinando al suo punto di massimo ovvero al suo picco.

La curva che però da informazioni precise sull’eventuale raggiungimento del picco è quella relativa all’incremento giornaliero dei decessi, fig. 2

Fig. 2

Essa mostra chiaramente che l’incremento dei decessi sta subendo, fortunatamente, una decrescita. Intorno al 18/03 abbiamo avuto la massima velocità di espansione dell’epidemia. Quando l’incremento sarà nullo avremo raggiunto il picco dell’epidemia; in realtà sembra che non siamo lontani da tale data.

Siamo entrati quindi nell’occhio del ciclone vivendo probabilmente i giorni più tristi di questo incubo.

Proviamo ora a fare un’analisi in proiezione futura, fig. 3. Dobbiamo sottolineare l’estrema cautela con la quale va affrontato questo argomento: si tratta pur sempre di analisi probabilistiche affette da una certa indeterminazione per loro stessa natura.

Fig. 3

Dall’analisi di questa curva si può confermare quanto stimato la scorsa settimana ovvero che il picco dei decessi dovrebbe verificarsi, con buona probabilità, la prima decade di aprile.

Infine un’ultima curva, quella della variazione dell’incremento dei decessi: una sorta di accelerazione dei decessi giornalieri, fig. 4.

Fig. 4

Possiamo osservare che questa linea è attualmente su valori fortemente negativi, vuol dire che l’incremento dei decessi sta diminuendo rapidamente. Questo dimostra che le misure adottate stanno danno i frutti sperati e anche in maniera considerevole. Probabilmente in una prima superficiale osservazione, di tutto ciò non ce ne rendiamo conto, immersi come siamo da una marea di informazioni decisamente negative. Oltretutto possiamo osservare che questa curva decresce a partire dal 9,10 marzo ovvero proprio da quando hanno cominciato a dare i primi effetti le misure di restrizione adottate.

Sostanzialmente abbiamo un’ulteriore dimostrazione della bontà delle scelte fatte. Dobbiamo solo continuare su questa strada.

A cura di Giovanni Falcicchia

Condividi