Coronavirus, il dg dell’Ospedale di Bergamo: “Ho immagazzinato tanto dolore che fatico a trattenerlo, ora abbiamo bisogno di aiuto”

"Dopo 3 settimane ci aspettiamo dotazioni non per le prossime 12 ore, ma che ci facciano guardare almeno all'orizzonte di una settimana"
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“Il momento più brutto da quando è iniziata l’emergenza coronavirus? La morte dell’addetto del 118 Diego Bianco”, 46 anni. “Un giorno davvero critico. Devo dire che ho immagazzinato tanto dolore che faccio fatica a trattenerlo e anche per questo al telefono con il premier Conte sono stata schietta e onesta nel rappresentare la situazione qui a Bergamo e, sì, mi sono commossa”. Mantiene il suo coraggio Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII, uno degli ospedali lombardi maggiormente colpito dai contagi di coronavirus.

Ancora positiva al nuovo coronavirus, e quindi in isolamento a casa, la manager non ha mai smesso di lavorare, connessa 24 ore su 24 con il suo ospedale. “Ma la nostra capacità espansiva è arrivata all’ultimo miglio”, ammette all’AdnKronos Salute. “Dopo 3 settimane ci aspettiamo dotazioni non per le prossime 12 ore, ma che ci facciano guardare almeno all’orizzonte di una settimana“, auspica. “La situazione al Papa Giovanni XXIII è stata un crescendo dal 21 febbraio, giorno del primo ricovero. Ancora oggi c’è una crescita esponenziale di positivi al virus e di ricoverati, che ha messo a dura prova la nostra capacità di fare corse contro il tempo”.

“Quello che abbiamo fatto – riepiloga Stasi – è stato allestire un reparto aumentando progressivamente i posti letto dedicati ai malati Covid e formando personale che in tempi normali era dedicato ad altro. Sono stati utilizzati medici di altre discipline. E’ un’operazione che ha coinvolto quasi 3 mila operatori della nostra azienda. L’altro lavoro è stato sulla Terapia intensiva: disponiamo di una delle più grandi d’Italia e abbiamo cercato di ricavare più posti possibili. Oggi siamo a 98 posti in totale e 80 letti per i Covid, ai quali si aggiungono posti letto tecnici in appoggio, dove possiamo assistere parecchi pazienti con i caschi Cpap e la ventilazione non invasiva. Oggi abbiamo oltre 400 posti per pazienti Covid e da un paio di giorni non ci allarghiamo più. La situazione è difficile, onestamente”.

Difficile anche sul fronte del fabbisogno di personale, “in particolare infermieristico, indispensabile per poter aprire più posti”. Tanti i camici contagiati: attualmente, su un’azienda di oltre 4 mila persone, “circa 400 sono assenti, non tutti per coronavirus, ma tanti. Sono numeri importanti e assolutamente mai visti. Questo comincia a essere un fattore critico”. Covid-19 non ha risparmiato i vertici dell’Asst: “Siamo in quattro nella direzione strategica: io, il direttore sanitario, il direttore sociosanitario e il direttore amministrativo – elenca Stasi – In tre su quattro siamo positivi al virus e stiamo lavorando da casa”.

All’azienda fanno capo due strutture: oltre al Papa Giovanni l’ospedale di San Giovanni Bianco, “piccola struttura di montagna oggi di fatto trasformata in un ospedale Covid. Le difficoltà – precisa il Dg – riguardano l’intera rete ospedaliera pubblica e privata della provincia”.

Primo punto: il personale. “E devo dire che ora sono in arrivo anche medici e infermieri militari. Oggi – informa Stasi – ne abbiamo accolti 31 e stiamo valutando con la mia unità di crisi la loro formazione per capire come collocarli al meglio. Abbiamo un piano e vogliamo vedere a che punto saremo riguardo al numero di infermieri, con i nuovi arrivi. Su questo ha offerto il proprio aiuto anche la Croce rossa nazionale. Sui dispositivi medici speriamo di avere delle dotazioni che ci diano respiro”.

L’ospedale è arrivato a progettare anche un’autocisterna-serbatoio di ossigeno liquido di una capacità pari a 30 mila litri al fine di aumentare la portata dell’ossigeno nell’impianto ospedaliero. La cisterna sarà rifornita periodicamente da un’azienda. Qualcosa da un punto di vista operativo “si è mosso – dice il Dg – Urgente ora è avere più posti di terapia intensiva a livello regionale. Aspettiamo con grande interesse e ansia che vada in porto l’iniziativa promossa dal presidente Attilio Fontana di un grande ospedale che darebbe una boccata d’ossigeno non solo per Bergamo, ma per Brescia, Cremona, Lodi, le aree più colpite”. Stasi spiega che si lavora a più livelli, centrale e regionale. “Sento l’assessore, i dirigenti, tutti i giorni. Stiamo lottando. E coltiviamo la fiducia. Tutti ci devono dare una mano: il Papa Giovanni accoglie tante persone dall’estero, e dal Sud e Centro Italia, siamo noti per diversi settori, dai trapianti alla cardiochirurgia. Siamo un grande ospedale ci tengo a dirlo per le persone che vi lavorano. E stiamo chiedendo aiuto. Se avremo una mano sapremo ricambiare in futuro”.

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