Sono iniziati oggi presso il Centro sanitario dell’Università della Calabria gli esami diagnostici per accertare la positività al Covid19 dei medici di base della provincia. Ad acquisire i tamponi per lo screening e a destinarli ai medici di famiglia e ai pediatri, categoria in prima linea nella lotta al Coronavirus, è stata la stessa struttura sanitaria dell’Unical. Nella prima giornata sono stati effettuati 15 tamponi, su medici provenienti dai comuni zona rossa del Savuto e del Pollino.
”Ad occuparsi degli esami – informa in una nota l’Università della Calabria – è il dottor Mario Marino, coordinatore della task force dell’Asp per l’emergenza Coronavirus, insieme agli operatori del 118. La stessa Asp si occuperà della sanificazione dell’ambulatorio, utilizzato per i test diagnostici”. Al locale adibito allo screening si accede seguendo un percorso protetto, validato dalle autorità sanitarie.
”Gli accessi all’università in questo periodo – garantiscono i vertici dell’Unical – sono estremamente ridotti e limitati al personale che si occupa dei servizi indifferibili, la didattica a distanza e la ricerca, ma sono state comunque adottate tutte le precauzioni necessarie per lo svolgimento in sicurezza degli esami. Il tragitto è opportunamente segnalato ed è vigilato dai volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Pannelli divisori separano la scala di servizio e l’ambulatorio dagli ambienti circostanti”.
L’iniziativa è del Comitato tecnico scientifico del Centro Sanitario, che ha accolto un indirizzo del direttore della struttura, Sebastiano Andò, docente di Patologia generale del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione. I tamponi verranno effettuati in prima battuta sugli oltre 600 medici e pediatri di base della provincia di Cosenza, partendo da quelli che operano nei Comuni dichiarati ‘zona rossa’ dalla Regione Calabria, e sul personale del Centro Sanitario dell’università.
”I medici di base – afferma Sebastiano Andò – sono una categoria di frontiera e a rischio in questa emergenza perché esposta quotidianamente al contagio. Oggi rappresentano quasi il 60% dei medici che ha perso la vita a causa del coronavirus. Mettiamo in campo l’eccellenza tecnico-scientifica della nostra area medica, proiettandola a dare risposte al territorio”.