Il lockdown per il coronavirus non si può protrarre, dobbiamo riprendere le attività purché in sicurezza perché non si può aprire in modo indiscriminato. E’ questa la filosofia che secondo fonti presenti all’incontro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha esposto alle parti sociali nel corso della conference call. Dal 4 maggio, dunque, avrebbe articolato il premier, “manifattura, costruzioni, servizi alle persone e alcune attività commerciali potrebbero riprendere l’attività nel rispetto del protocollo sicurezza a suo tempo sottoscritto che resta la nostra bussola”.
Un intervento, spiega ancora Conte, su cui il governo deve ancora lavorarci su. “Non è menu bello e sistemato c’è da lavorare”, ammonisce spiegando come potrebbe riavviarsi la manifattura, le costruzioni “e qualche attività genericamente ricompresa nel settore dei servizi e qualche attività commerciale, soprattutto quelle più funzionali ai settori che riapriranno“.
Un riavvio che “presuppone il rispetto dei protocolli di sicurezza che resta la nostra bibbia perché vogliamo la massima sicurezza”, spiega ancora. D’altra parte, dice pensando di raccogliere l’esigenza di tutti, sindacati e imprese, “siamo tutti consapevoli che questo lockdown non possiamo protrarlo per un lasso di tempo che diventa molto dannoso per l’economia del Paese che rischia di compromettere il tessuto sociale ed economico del nostro Paese”. Serve dunque riprendere le attività ma in condizione di massima sicurezza , ripete, “per non vanificare sforzi compiuti”. Se allentassimo in modo indiscriminato, conclude, e senza alcuna garanzia ” saremmo irresponsabili“.
Il lockdown potrebbe terminare il 4 maggio ma la riapertura delle attività economiche, pur fatta in tutta sicurezza, comporta inevitabilmente una “movimentazione di persone che avranno sicuramente un’occasione di contatto più significativa di quella attuale”. Ma attendere oltre porterebbe il Paese a sostenere “costi economici e sociali insostenibili”. Per questo, dovremo “tenere sotto controllo la curva per evitare che si risalga oltre una certa soglia e predisporre meccanismi predeterminati in modo che quando in una certa area i contagi risalgono si possa intervenire sulla base di un piano nazionale predeterminato”. E’ questo, secondo quanto si apprende da fonti presenti all’incontro, il modello a cui starebbe pensando il Governo ed esposto dal premier Conte alle parti sociali. Nulla di già definito, si sta lavorando,precisa ancora a sindacati e imprese.
Nel momento in cui un’area mostri una risalita del contagio dovuta alla fine del lockdown si potrebbe dunque “intervenire con un piano che avrebbe in sè già i numeri aggiornati della ricettività sanitaria locale andando così a chiudere il rubinetto” e stroncare la criticità. Serve cioe’, avrebbe ancora spiegato, poter disporre di un “intervento che in modo mirato agisca solo in quell’area che torna a mostrare criticità”, ribadisce Conte. Per questo, avrebbe concluso, è importante “avere la condivisione degli enti locali” considerato che “non si può tornare indietro o immaginare un intervento a fisarmonica”.