“Confermiamo il trend di diminuzione dei contagi, ma non c’è nessuna zona del Paese in cui non circoli il virus: il problema è la diversa intensità, il che fa sì che dobbiamo mantenere alta l’attenzione“: lo ha affermato il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità.
“Viene confermato anche il trend del nostro Paese con alcune zone a più alta circolazione, altre a circolazione intermedia e altre ancora più limitata: non c’è nessuna zona dove non circoli il virus, cambia solo l’intensità“. “Dobbiamo mantenere ancora molto elevata la soglia e le restrizioni adottate“.
“L’età mediana dei contagiati si conferma di 62 anni, e si conferma anche la maggiore incidenza sugli uomini: le donne tra i deceduti sono il 30% e mantengono un’età media più alta, a parità del numero di patologie, questa è una cosa che andrà analizzata. La letalità risente del fatto che si selezionano per il tampone solo persone contagiate con sintomi“.
“C’è un eccesso di mortalità molto elevato, una parte della quale non viene censita per via di morti per altre patologie non tamponate“.
“Siamo moderatamente ottimisti e contenti sul fatto che finora il Sud è stato abbastanza risparmiato, ma non per il clima o per i geni, ma per le misure di distanziamento sociale che hanno fatto sì che dove il numero di infezioni era basso continuasse a essere basso. Se avessimo mollato al Sud avremmo tante Codogno, questo deve essere chiaro“: lo ha affermato il capo del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza, nel punto stampa sull’andamento dell’epidemia.
“Se avessimo lasciato scorrazzare il virus liberamente, forse oggi avremmo già concluso l’epidemia ma avremmo lasciato sul terreno gravissimi danni: non è il modo migliore per creare l’immunità di gregge, abbiamo preferito appiattire la curva. Prima o poi ci sarà un riavvio, magari graduale, delle attività produttive: quello che ci sentiamo di dire è che bisogna aumentare di molto il controllo sul territorio, rintracciando subito i casi“.
“Se ci sarà una fase due” per la gestione dell’emergenza Coronavirus “dovrà essere graduale e basarsi su interventi mirati“.
“Abbiamo dei segnali cautamente positivi, l’infezione sta diminuendo nelle aree più colpite e la curva dei casi sta appiattendosi o forse probabilmente questo è il preludio a una iniziale e graduale diminuzione del numero di nuovi casi. Ma dobbiamo essere cauti, questo virus non ci mette niente a riprendere la sua circolazione anche molto attiva“.
“Quello che stiamo facendo è appiattire la curva, dilazionare i casi nel tempo se non contenerli del tutto, che molto è difficile, e tenere bassa l’intensità di circolazione del virus. I dati italiani sembrano confermare che queste misure iniziali, molto dure e coraggiose, stanno dando i loro effetti“.
“Stiamo conducendo uno studio sull’impatto delle misure a partire dalle prime zone rosse: in quella nel basso Lodigiano R0 superava 3 all’inizio, intorno al 28 febbraio era gia’ sceso al di sotto di 1. Infatti i casi hanno cominciato a scendere abbastanza rapidamente nell’area di Codogno, poi un piccolo ritorno per una Rsa colpita“. Anche sul piano nazionale, dopo la forte crescita iniziale, “la curva dei nuovi casi mostra un plateau, forse una lieve tendenza alla diminuzione. Se avessimo fatto scorrazzare il virus liberamente in 6 mesi avremmo probabilmente esaurito l’epidemia, ma lasciando morti e feriti sul campo. Invece stiamo appiattendo la curva, per dilazionare il numero di casi nel tempo se non contenere del tutto. Le misure stanno dando i loro effetti. Ma bisogna rafforzare molto il controllo sul territorio fare contact tracing, essere molto attivi nel controllo locale, con attenzione ai nuclei familiari e soprattutto agli operatori sanitari. La fase 2 dovra’ essere graduale e con interventi mirati e proattivi per minimizzare il rischio“.
Il Centro/Sud del Paese è stato sostanzialmente “risparmiato” dalla diffusione massiccia del Coronavirus e questo “è un successo” ottenuto “grazie alle misure di contenimento“: lo ha affermato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, nel corso della conferenza stampa sui dati epidemiologici sulla diffusione del virus. “I giorni di Pasqua e Pasquetta hanno sempre rappresentato un momento di socializzazione per gli italiani. Quest’anno ne dovremo fare a meno. E’ un altro sacrificio“.
“Sugli studi di siero-prevalenza c’e’ un’attenzione particolare del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico perché è un tipo di indagine molto importante su cui vogliamo investire con metodo rigoroso“. Intanto “identificando e validando i test sierologici che saranno più idonei e che ci permetteranno di capire quella che è stata la diffusione dell’iniezione virale e per andare a meglio definire i tassi di letalità“.