“La perdita del collega e amico Giuseppe Coco lascia a tutti noi un senso di vuoto: era una persona speciale e sempre disponibile con tutti” : sono le parole iniziali di una nota siglata dalle segreterie e dai coordinamenti provinciali dei Vigili del Fuoco di Catania, che esprimono vicinanza alla moglie e ai figli del cinquantenne morto a causa del Covid -19.
“I familiari – commentano le sigle Fp Cgil, Fns Cisl, Uilpa, USB, CONAPO e Confsal – hanno perso un padre e un nonno ancora giovane, ed è lecito domandarsi se sia stato fatto davvero tutto da parte di chi aveva il dovere di tutelare la salute di Giuseppe”. “La morte del collega – si legge nella nota unitaria – evidenzia l’estrema difficoltà di effettuare tamponi agli operatori dei Vigili del Fuoco, e non nei casi estremamente necessari, ovvero soltanto tre “. “Giuseppe Coco – spiegano le sigle sindacali – è stato sottoposto al test che ha verificato la positività al COVID-19 con un ritardo di due settimane da quando il collega, a causa dei forti malori che accusava e delle condizioni che peggioravano, si è recato di propria iniziativa presso l’Azienda Ospedaliera ‘Cannizzaro’ di Catania”.
Il vigile del fuoco era tornato da Roma , dopo aver partecipato a un percorso formativo presso le strutture delle Scuole Centrali Antincendi dove, pochi giorni dopo, si sarebbero riscontrati diversi casi con sintomi di tipo influenzale e due casi di positività. A tal proposito, i sindacati stigmatizzano la sospensione tardiva delle attività didattiche e formative disposta dal Corpo: una decisione, si legge nella nota, non consona ai caratteri d’urgenza che la situazione richiedeva e meritava.
“Ormai da settimane – spiegano – chiediamo, attraverso note ufficiali indirizzate al governo regionale, al prefetto di Catania, ai vertici dei Vigili del Fuoco e, per conoscenza, anche alla Procura, di effettuare tamponi o test ematici per individuare gli asintomatici e tutelare così gli operatori del soccorso e le loro famiglie”.
I sindacati segnalano inoltre l’impossibilità di rispettare, durante le attività di soccorso, le disposizioni delle autorità governative in materia di distanziamento sociale , a partire dalle stesse sedi dei Vigili del Fuoco etnee, dove la distanza di sicurezza di tre metri non viene rispettata: nessuna direttiva in merito è stata emanata dal Comando.
“Ad oggi, purtroppo – si legge a conclusione – si sono semplicemente comunicate e applicate le conosciute e lacunose circolari dipartimentali che, invece di rispettare i Decreti relativi al contrasto e al contenimento del virus, potrebbero addirittura provocarne la proliferazione: il tutto, a discapito della salute degli operatori del soccorso e dei cittadini”.