“La maggior parte delle epidemie in Europa occidentale sembrano essere stabili o in calo. Ma sebbene i numeri di casi di Coronavirus siano bassi, vediamo preoccupanti tendenze al rialzo in Africa, America centrale e meridionale, ed Europa orientale. La maggior parte dei paesi è ancora nella prima fase dell’epidemia“. Lo afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oggi in conferenza stampa a Ginevra.
“A livello globale – ha ricordato – abbiamo quasi 2,5 milioni di casi ora segnalati all’Oms e oltre 160.000 morti. Vediamo tendenze diverse nelle diverse regioni e persino all’interno delle regioni. E alcuni, colpiti all’inizio della pandemia, stanno iniziando a vedere un nuovo aumento dei casi. Non dobbiamo commettere errori: abbiamo ancora molta strada da fare. Questo virus sarà con noi per molto tempo. Non c’è dubbio che lo stare a casa e altre misure di allontanamento fisico abbiano ridotto con successo la trasmissione in molti paesi. Ma questo virus rimane estremamente pericoloso”.
“Le prime prove suggeriscono che la maggior parte della popolazione rimane suscettibile” al coronavirus. “Ciò significa che le epidemie possono facilmente riaccendersi”.
“Uno dei maggiori pericoli che affrontiamo ora è il compiacimento. Le persone nei paesi sotto lockdown sono comprensibilmente frustrate dall’essere confinate nelle loro case ormai da intere settimane. Le persone vogliono comprensibilmente andare avanti con la propria vita. Questo è quello che anche l’Oms vuole e per cui lavora per tutto il giorno, tutti i giorni. Ma il mondo – ricorda – non tornerà più come prima. Ci deve essere una ‘nuova normalità’, un mondo che sia più sano, più sicuro e meglio preparato“.
L’Oms è in contatto con il Wto per invitare “i paesi a garantire il normale flusso transfrontaliero di forniture mediche essenziali e altri beni e servizi. E a risolvere inutili interruzioni degli approvvigionamenti globali. Dobbiamo garantire che questi prodotti raggiungano rapidamente chi ne ha bisogno” ha aggiunto sottolineando “l’importanza della cooperazione e degli standard internazionali”.
Per la fase 2 “non esiste un approccio ‘one size fits all’, uguale per tutti, non possiamo dire quali misure possono essere rimosse e dove, devono essere i paesi a livello locale a tenere in considerazione i numerosi fattori necessari, considerare dove il virus è sotto controllo, a decidere”. Lo ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oggi in conferenza stampa a Ginevra. “Il controllo deve iniziare al livello amministrativo più basso possibile – ha aggiunto – ed è molto importante assicurarsi di poter individuare ogni nuovo caso per evitare nuove ondate. Vediamo che alcuni paesi che hanno avuto successo stanno avendo ora un ritorno di casi. Si può allentare la chiusura, ma in maniera controllata”. “Se i paesi sapranno mettere in atto tutti i 6 punti principali che raccomandiamo, quindi trovare, isolare, testare e assistere ogni caso, tracciare e mettere in quarantena ogni contatto, formare e potenziare il personale”, ha aggiunto Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, “tutti potranno arrivare al controllo e il movimento delle persone sarà via via più facile. Per questo l’Oms invita i paesi a discutere questi temi insieme”.
“Gli eventi sportivi rappresentano per loro natura un assembramento. E sappiamo che un gran numero di persone in un luogo ristretto quando sta circolando un virus risulta in un’amplificazione del rischio di contagio. Anche a noi manca molto lo sport, ma vogliamo che sia sicuro e chiediamo alle associazioni nazionali e internazionali di lavorare a questo scopo”. Lo ha evidenziato Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oggi in conferenza stampa a Ginevra.
“La scienza possiede le evidenze – ha proseguito – ma poi c’è la vita pratica. Dobbiamo capire che se creiamo assembramenti e qualcosa va storto, la colpa sarà di chi lo ha consentito, se ci sarà un altro focolaio. Dobbiamo in qualche modo arrivare a un ‘contratto sociale’ che consenta ai governi e alle comunità di co-gestire il rischio e capire quale livello di pericolo siamo pronti ad affrontare, riducendolo al minimo accettabile. Le migliori evidenze scientifiche ci dicono che il distanziamento sociale è una misura efficace per ridurre i rischi. Quando si riduce la distanza si deve sapere che il rischio aumenta. Ma allo stesso tempo le persone vogliono tornare a una vita normale: per questo bisognerà discutere con cautela facendosi guidare dalla scienza, ma anche dalla realtà”.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), fortemente criticata dagli Stati Uniti per la gestione della pandemia di Covid-19, ha dichiarato di aver avvisato “al momento giusto” dell’emergenza sanitaria internazionale. “Abbiamo dichiarato l’emergenza al momento giusto” il 30 gennaio “quando il resto del mondo ha avuto abbastanza tempo per prepararsi”, ha assicurato il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus, in risposta a una domanda durante una conferenza stampa virtuale a Ginevra.