Coronavirus, il virologo Pregliasco: “Ecco come sarà la nostra estate in fase 2”

Il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco non vuole spegnere tutte le speranze sull'estate nell'era del coronavirus ma avverte: "Le vacanze forse potremmo farle se lavoriamo bene adesso e rispettiamo certi limiti"
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Non siamo ancora nella fase 2 dell’epidemia Sars-Cov-2 e forse proprio per questo, dal lockdown guardiamo fuori e speriamo nelle vacanze, all’aperto, al mare, le spiagge. Ma quest’anno sarà possibile? Il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco non vuole spegnere tutte le speranze ma avverte: “Le vacanze forse potremmo farle, se 1)lavoriamo bene adesso e 2) rispettiamo certi limiti”.

Vacanze consapevoli e “contingentate“. “Dobbiamo insistere ancora, perché – avverte Pregliasco – non siano ancora arrivati alla fase 2. Ovviamente dobbiamo prepararci a questa nuova fase, perché è impossibile mantenere un lockdown così a lungo, anche per gli effetti di devastazione sociale che può portare. Ci sarà una decisione politica su un livello di rischio accettabile, però in quel momento già dobbiamo avere terapie intensive scariche, posti in ospedale e un’organizzazione sul territorio che sia in grado di governare i casi di contagio, identifichi e spenga i focolai. Questo è vitale, perché è ovvio che con la riapertura l’aumento delle occasioni di contatto può portare ad un nuovo rialzo dei casi. Senza vaccino non arriveremo mai a contagi zero e potrebbero esserci in ogni momento dei colpi di coda del virus, se non una nuova ondata”.

Così il mantra resta lo stesso: “Sarà determinante mantenere il distanziamento sociale e attenzione in ogni momento della nostra vita quotidiana, per un anno, un anno e mezzo fino all’arrivo del vaccino, non ci sono scorciatoie dobbiamo convivere con questo virus. E l’arrivo dell’estate, le vacanze, non cambiano le cose“.

Andremo a mare? “Dipende. Sarà un’estate piuttosto difficile. Dobbiamo saperlo e prepararci. Anche per viverla al meglio. Ricordiamo che andare al mare significa innanzitutto spostarsi di regione, vuol dire andare ad appesantire in altri territori la capacità ricettiva ospedaliera, essere trasportatori del virus da un posto all’altro, come è successo. Ancor più se si pensa a viaggi tra Paesi diversi, che comunque manterranno quarantene per i viaggiatori. Fondamentale sarà avere attivato un sistema di tracciabilità tecnologica, una app di contact tracing. Con un livello di contagi basso e un sistema che garantista la massima tracciabilità possibile degli eventuali nuovi casi, uno spiraglio per una vacanza si può aprire. Il sistema che dobbiamo mettere a punto dovrà prevedere ovviamente anche una efficace risposta della medicina territoriale, del luogo dove si verifica il nuovo caso, quindi anche i luoghi dei vacanzieri dovranno essere pronti. Sia il sistema di tracciabilità che il sistema di risposta dovranno essere pronti, organizzati e uniformi su tutto il territorio nazionale.”

Ma sulla spiaggia ci andremo? Rischia di essere un “percorso ad ostacoli se non punitivo”, ma proviamo ad immaginarlo, perché “dovrà essere in sicurezza” e “non è facile garantire la sicurezza in questo contesto. Prima di tutto ci vorrà un controllo che garantisca il contingentamento. E’ chiaro che le spiagge di Rimini anni Ottanta non le potremmo vedere. Bisognerà garantire lo spazio. Nelle spiagge piccole sarà difficile. L’idea delle barriere sulla spiaggia, plexiglass o meno è un controsenso all’aperto, ma va garantito il distanziamento anche sulla spiaggia. Le spiagge libere dovranno essere controllate. Contingentamento, distanziamento sociale anche in spiaggia, spazi di distanza fra ombrelloni, percorsi dedicati, attenzione al lavaggio delle mani con presidi per la detersione. Dovremmo avere anche la mascherina a portata di mano, per usarla ad esempio se vogliamo andare al bar“. E “comunque – aggiunge – dipende da come riusciamo a lavorare adesso, sia sulla curva epidemica, che sull’organizzazione del sistema di risposta”.

In conclusione se ai tempi del coronavirus riusciremo a fare le vacanze, “facciamole vicino casa e con attenzione“. Ricordandoci che “nel frattempo si continuerà a lavorare negli ospedali, nei laboratori, per migliorare i protocolli di cura dei pazienti e per un vaccino”. “Gli italiani – conclude il virologo Fabrizio Pregliasco – dovranno avere pazienza, saranno vacanze contingentate. Magari anche più slow”.

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