Gli oceani sembrano essere molto resistenti e un piano di recupero efficiente potrebbe ripristinare condizioni di pulizia e sicurezza nelle più grandi distese d’acqua salata della Terraentro il 2050.
Lo sostengono in un articolo pubblicato sulla rivista Nature gli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che hanno analizzato la resilienza delle nostre acque e calcolato che un piano di intervento di tre decenni potrebbe migliorare nettamente la situazione.
“Abbiamo sfruttato gli oceani per secoli, ma solo negli ultimi 50 anni ci siamo resi conto della portata negativa dell’avventatezza dell’essere umano. Moltissime specie marine sono state cacciate fin quasi all’estinzione, mentre le fuoriuscite di petrolio e altre forme di inquinamento hanno innalzato il livello di acidità degli oceani e compromesso l’esistenza di coralli e altre forme di vita rare e preziose”, commenta Carlos Duarte, docente di Scienze marine presso l’Università King Abdullah di scienza e tecnologia.
“Il nostro studio è una testimonianza del recupero delle popolazioni marine, che, seppur lento, potrebbe indicare come ridimensionare le soluzioni a livello globale”, aggiunge il ricercatore, ricordando che la percentuale di specie marine considerate in pericolo di estinzione ha subito un calo dal 18 all’11,4 per cento nell’arco di un ventennio. “Sappiamo come intervenire per ricostruire la vita marina e abbiamo le prove che gli obiettivi possono essere raggiunti in tre decenni. Abbiamo identificato nove componenti fondamentali per salvaguardare gli ecosistemi oceanici, tra cui alghe, barriere coralline, saline, pesca, megafauna o scogliere di ostriche. Abbiamo la capacità e le competenze e quindi il dovere di ripristinare gli habitat marini che mantengono puliti gli oceani“, aggiunge Callum Roberts dell’Università di York, Regno Unito, coautore del rapporto.
“I cambiamenti climatici rappresentano un ostacolo importante, stanno modificando le caratteristiche delle acque e aumentando l’acidità dell’oceano. La ricostruzione delle scogliere tropicali probabilmente sarà una delle sfide più grandi”, commentano i ricercatori. “Contrastare i cambiamenti climatici deve essere la priorità, insieme agli sforzi per ridurre i livelli di inquinamento“, aggiunge Duarte “Stando ai nostri calcoli la spesa prevista ammonterebbe intorno ai 10-20 miliardi ogni anno, ma ogni dollaro investito potrebbe portare ad un rendimento decuplicato. Sappiamo che i governi sono impegnati con diverse questioni, ma riteniamo che la salvaguardia dei nostri oceani sia un obiettivo realizzabile. Condannare le generazioni future a un mondo privo di acque sicure e pulite non può essere un’opzione“, concludono i ricercatori.