Pubblicate su “The Lancet Public Health” le proposte per la scuola post-Covid a cura della Cattedra UNESCO per l’educazione alla salute e lo sviluppo sostenibile e della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). L’articolo, a firma di Annamaria Colao, Prisco Piscitelli, Manuela Pulimeno, Salvatore Colazzo, Alessandro Miani e Stefania Giannini (ex Ministro dell’Istruzione e oggi Vicedirettrice dell’UNESCO, con delega all’educazione), è un invito a fare della sospensione delle lezioni, causata dalla pandemia, un’occasione per ripensare il ruolo sociale della scuola, che negli ultimi anni ha subito una crescente sottovalutazione (1).
“Tra i vari aspetti legati alla pandemia da Covid-19 e alle conseguenti restrizioni adottate da quasi tutti gli Stati, una criticità in parte trascurata riguarda la chiusura delle scuole e l’impatto psicologico sulla salute dei bambini e degli adolescenti dopo il confinamento nelle proprie case per oltre due mesi, peraltro con prospettive incerte su tempi e modi per un ritorno a scuola ma anche a una normale socialità nel prossimo futuro” – spiega Annamaria Colao, titolare della Cattedra UNESCO della Federico II di Napoli -. “Le peggiori conseguenze di questo arresto temporaneo sono patite dai bambini già maggiormente vulnerabili a causa di disabilità, bisogni educativi speciali (BES), nutrizionali e di salute, ovvero economicamente svantaggiati. Oltre alla possibile mancanza di un adeguato supporto da parte dei genitori a casa, le principali difficoltà sorgono per gli alunni poveri ed emarginati anche nell’accesso alle risorse di apprendimento digitale”.
L’emergenza Covid-19 rivela che la scuola non realizza solo una missione educativa finalizzata all’acquisizione di conoscenze, che abbiamo scoperto almeno in parte raggiungibili anche con la didattica a distanza, ma soddisfa anche le esigenze di socializzazione dei giovani e di inclusione dei più svantaggiati. Oltre agli obiettivi di apprendimento, la principale mission della scuola è quella di accrescere in ogni studente talenti e attitudini, insieme alle complesse capacità richieste dal vivere sociale, le cosiddette “life skills”. La qualità delle interazioni tra insegnanti e studenti, così come quella degli approcci educativi, sono fattori cruciali per un apprendimento significativo e trasformativo, in grado di ampliare gli orizzonti dei giovani e generare menti aperte e responsabili.
Pertanto, potrebbe essere necessario ripensare i percorsi formativi degli insegnanti alla luce della promozione del benessere degli studenti, strettamente correlato al rendimento scolastico. In questa prospettiva, gli insegnanti non dovrebbero solo fungere da guide sul piano cognitivo, ma diventare veri e propri “emotional trainers” e promotori di salute (health promoters) dei loro studenti, stimolando in modo proattivo l’acquisizione e il mantenimento di stili di vita sani (attività fisica, igiene personale, corretta alimentazione) tra le giovani generazioni, rendendole consapevoli delle conseguenze dei comportamenti a rischio sia sul singolo che sulla salute collettiva. Inoltre, gli interventi educativi volti a promuovere il benessere dei giovanissimi a scuola rappresentano anche la strategia anti-bullismo più efficace e, allo stesso tempo, faciliterebbero il percorso scolastico degli allievi più svantaggiati.
Secondo Alessandro Miani, Presidente SIMA: “La promozione del benessere in ambito scolastico può rappresentare la leva per una vera cultura della salute basata sulla conoscenza, in grado di influire non solo sui comportamenti degli studenti, ma anche sulle loro famiglie e comunità, nella prospettiva di un futuro sostenibile. L’educazione alla salute così come l’educazione ambientale dovrebbero essere integrate nei curricula scolastici all’interno di materie scientifiche o affrontate separatamente come materie extracurricolari”.
Stefania Giannini, Vicedirettrice UNESCO, prosegue: “In questa epidemia che mette a rischio non solo la salute ma anche il diritto all’istruzione, con l’obiettivo di garantire continuità didattica, inclusione ed equità per tutti gli studenti, l’UNESCO ha lanciato la ‘Global Education Coalition’, volta a promuovere azioni coordinate e innovative per supportare gli studenti attraverso l’apprendimento a distanza, oltre che per guidare la fase di riapertura scolastica grazie al coinvolgimento degli stakeholders pubblici e privati, comprese le principali società operanti in ambito ICT e le maggiori piattaforme Web(2)”.
“La chiusura dovuta al Covid-19 ci aiuta a comprendere come il dovere primario di qualsiasi sistema educativo sia prendersi cura della crescita globale di ogni alunno. La scuola fornisce un ambiente strutturato in cui i bambini imparano, ma è anche la palestra in cui vanno praticate le competenze sociali: fiducia in sé stessi, amicizia, empatia, partecipazione, rispetto, gratitudine, compassione, responsabilità. Solo l’apprendimento sociale ed emotivo è ciò che può davvero rendere le giovani generazioni membri consapevoli di una comunità solidale”, aggiunge Prisco Piscitelli, Vicepresidente SIMA.
Giunge in contemporanea anche la pubblicazione sulla rivista “Health Promotion Perspectives” di specifiche raccomandazioni predisposte dalla Cattedra UNESCO e da SIMA per garantire un’adeguata qualità dell’aria nelle classi (3). Quindici punti che vanno dallo stop al sovraffollamento delle classi all’importanza dell’igiene personale degli alunni fino all’ottimale ventilazione e pulizia delle aule; dall’installazione di termostati e dal monitoraggio continuo di Radon e PM10/PM2.5 alla piantumazione di barriere verdi intorno agli edifici scolastici, valutando anche l’opportunità di utilizzare per l’indoor piante in grado di assorbire inquinanti e l’uso di purificatori d’aria capaci di eliminare anche i virus.
“Una buona qualità dell’aria in aula ha dimostrato effetti positivi direttamente riscontrabili anche sul rendimento scolastico degli alunni. Abbiamo evidenza scientifica del fatto che l’esposizione al particolato e agli altri inquinanti aero-dispersi impattino negativamente sullo sviluppo cognitivo dei bambini, come anche degli adulti. È stato dimostrato che i tassi di ventilazione in classe sono direttamente associati al rendimento scolastico degli studenti e che migliorando la qualità dell’aria delle classi si registrano progressi misurabili nei test di matematica e di lettura. Allo stesso modo nelle scuole con i più bassi livelli di polveri ultrafini da traffico veicolare, particelle di carbonio e NO2, gli indicatori dello sviluppo cognitivo segnano fino a un +13% (come attenzione e capacità di memorizzazione) rispetto alle scuole con documentata scarsa qualità dell’aria e presenza di più alte concentrazioni di inquinanti”, conclude Miani.
1. https://www.thelancet.com/journals/lanpub/onlineFirst
2. https://en.unesco.org/covid19/educationresponse/globalcoalition
3. http://hpp.tbzmed.ac.ir/Files/Inpress/hpp-32165.pdf