Coronavirus, farmaci anticancro alla prostata possibile scudo: lo studio italiano

Essere in cura contro un cancro alla prostata potrebbe proteggere dall'infezione da Sars-CoV-2, lo rivela uno studio italiano
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Essere in cura contro un cancro alla prostata potrebbe proteggere dall’infezione da Sars-CoV-2. Secondo uno studio condotto in Veneto, i malati di tumore prostatico trattati con farmaci che inibiscono gli effetti degli ormoni sessuali maschili (terapia di deprivazione androgenica, Adt) hanno meno probabilità di contrarre Covid-19 e, se infettati, sviluppano la patologia in forma meno grave.

L’ipotesi, anticipata in aprile dalla Fondazione ricerca biomedica avanzata Onlus (Vimm) di Padova, viene ora pubblicata e commentata sulla rivista ‘Annals of Oncology’. I ricercatori guidati da Andrea Alimonti, di Vimm e dell’università di Bellinzona nella Svizzera italiana, hanno osservato che su 4.532 uomini contagiati dal nuovo coronavirus il 9,5% (430) aveva un cancro e il 2,6% (118) lo aveva alla prostata. Ma benché in generale i pazienti con tumore abbiano un rischio Covid quasi doppio (1,8 volte più alto) e maggiori probabilità di aggravarsi, quando Alimonti e colleghi hanno esaminato tutti i pazienti con carcinoma prostatico della regione Veneto hanno fatto una scoperta: solo 4 sui 5.273 trattati con Adt hanno sviluppato Covid-19 e nessuno è morto. Dei 37.161 malati di tumore alla prostata non curati con Adt, invece, 114 hanno contratto Covid e 18 sono deceduti. E su 79.661 pazienti con altri tipi di cancro, 312 hanno sviluppato Covid-19 e 57 sono morti.

I pazienti con carcinoma prostatico sottoposti a terapie Adt avevano un rischio significativamente ridotto, di 4 volte, di ammalarsi di Covid-19 rispetto ai pazienti con tumore alla prostata che non avevano ricevuto Adt – calcola Alimonti – E rispetto ai pazienti con qualsiasi altro tipo di cancro, quelli con carcinoma prostatico trattati con Adt avevano un rischio di infezione oltre 5 volte minore”. L’idea degli autori è che, in prospettiva e se altre ricerche valideranno la tesi pubblicata, anche gli uomini senza cancro alla prostata, ma ad alto rischio Covid potrebbero assumere trattamenti Adt per un periodo di tempo limitato in modo da prevenire l’infezione, mentre in quelli contagiati si potrebbero utilizzare Adt per cercare di ridurre la gravità dei sintomi.

“Spero che i nostri risultati inducano altri ricercatori a condurre studi clinici utilizzando un trattamento temporaneo con Adt in uomini infettati da Sars-CoV-2, oltre ad altre terapie sperimentali”, auspica Alimonti. “Sebbene debbano essere ulteriormente validati su altre grandi coorti di pazienti”, tiene a precisare, “questi dati forniscono una risposta all’ipotesi che i livelli di ormoni androgeni possano facilitare le infezioni da coronavirus e aumentare la gravità dei sintomi, come è stato osservato nei pazienti maschi” rispetto alle donne. Dichiara Fabrice André, redattore capo degli Annals of Oncology e direttore Ricerca all’Istituto Gustave Roussy di Villejuif, in Francia: “Abbiamo deciso di pubblicare questo studio perché fornisce un razionale per valutare l’efficacia della terapia Adt nei pazienti Covid. Tuttavia – avverte – lo studio non fornisce una conclusione definitiva sul ruolo dei trattamenti anti-androgeni nei contagiati da nuovo coronavirus, e questa classe di farmaci non dovrebbe essere utilizzata a questo scopo fino a quando futuri studi clinici non ne avranno confermato l’efficacia”. 

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