Nella pre-vigilia del 18 maggio, si pensa già al fatidico 3 giungo, che darà ufficialmente il via alla fase 3 dell’emergenza coronavirus. Oltre ad essere consentiti i liberi spostamenti tra regioni, oltre a una riapertura totale delle attività, oltre la possibilità di spostarsi e muoversi non solo per comprovate necessità ma anche per qualsiasi esigenza, l’Italia si prepara riaprire le frontiere con il resto d’Europa.
Nel decreto è prevista la possibilità dal 3 giugno di entrare in Italia dai Paesi dell’Unione europea, dell’area Schengen compresi Svizzera e Monaco. Non solo: ma chi varcherà i confini non avrà più l’obbligo di quarantena con isolamento di 14 giorni. Una misura che mira a far riprendere il flusso turistico in vista dell’estate preparata dai ministri Vincenzo Amendola, Dario Franceschini e Luigi Di Maio.
Del resto, la stessa Commissione europea sta coordinando la riapertura dei confini di tutti i partner dell’Unione. Sarà l’Ecdc, l’Agenzia Ue per le malattie, a mappare il territorio europeo e a bloccare il flusso di viaggiatori tra aree con una alta densità del contagio. Per quanto riguarda invece le frontiere extraeuropee, essere resteranno chiuse almeno fino al 15 giugno. A metà del prossimo mese la Commissione europea deciderà se levare il blocco o se prolungarlo.
“L’apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei non solo favorisce il turismo ma salva anche i raccolti Made in Italy nelle campagne con il ritorno dei circa 150mila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e Bulgaria e altri Paesi europei rimasti bloccati dalla chiusura dei confini per la pandemia”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la possibilità di riapertura delle frontiere dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini europei, con l’avvio già da lunedì di un coordinamento a livello europeo. “Si tratta di una soluzione che – sottolinea la Coldiretti – consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Per garantire la sicurezza – precisa la Coldiretti – si attende ora che venga siglato il protocollo anti-contagio per il settore agricolo con i Ministri competenti e l’assistenza dell’Inail.”
L’apertura di corridoi verdi per la libera circolazione degli stagionali agricoli all’interno dell’Unione Europea, che è stata sollecitata dalla stessa Commissione, ha già permesso a decine di migliaia di lavoratori comunitari di tornare a lavorare nelle campagne della Germania e della Gran Bretagna grazie a accordi tra i diversi Paesi e la stessa Francia ha da poco annunciato l’apertura delle proprie frontiere ai lavoratori dell’area Schengen. ”Le nostre imprese agricole si stanno già impegnando per organizzare il trasferimenti dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che ”viene dall’Unione Europea poco meno della metà dei lavoratori stagionali occupati in agricoltura dove nel tempo hanno costruito rapporti fiduciari con le imprese.” Secondo le stime della Coldiretti c’è più di un quarto del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.”