I dati riportati dal sistema di Monitoraggio per il controllo dell’epidemia di Covid-19 in Italia, “non possono e non debbono essere interpretati come una pagella e soprattutto vanno letti nel loro insieme come una fotografia della situazione e della capacità di risposta”. A spiegarlo è una nota dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in cui si sottolinea come “in regioni come Umbria e Molise, che restano aree del Paese a bassa incidenza di infezioni, anche piccole oscillazioni nei numeri, dovute verosimilmente ad un aumento dei tamponi eseguiti, possono comportare variazioni in singoli parametri particolarmente sensibili, quali l’Rt“, ovvero l’indice che misura la trasmissibilità del virus.
Dati che, pertanto, vanno interpretati con cautela. Il modello di monitoraggio e valutazione del rischio in Fase 2 messo a punto dal Ministero della Salute e Iss, si precisa, “si basa su una serie di indicatori in grado di rilevare con elevata sensibilità modificazioni negli andamenti epidemiologici nonché il livello di resilienza dei sistemi sanitari delle diverse regioni italiane”.
In particolare, il primo report relativo alla prima settimana dall’inizio della Fase 2, dal 4 al 10 maggio, ha evidenziato un rischio basso in 18 Regioni, anche se in 6 ha rilevato una situazione in “evoluzione per la presenza di focolai di trasmissione da monitorare con attenzione“. Mentre, in 3 regioni, ovvero Lombardia, Molise e Umbria, ha registrato un “rischio moderato” di aumento di trasmissione di Sars-Cov-2. Tuttavia, precisa il nuovo comunicato Iss, “un singolo indicatore è un segnale che va interpretato con cautela in regioni comunque caratterizzate da un basso numero complessivo di casi”.
Tali variazioni possono, “paradossalmente, essere la conseguenza di un miglioramento della copertura dei sistemi di sorveglianza e pertanto segnalano la capacità dei Sistemi Sanitari Regionali di intercettare i casi”.