Coronavirus, riapertura di palestre e centri sportivi: l’esercizio fisico intenso in spazi ristretti porta maggiori possibilità di infezione

L'esercizio fisico intenso negli spazi ristretti di centri sportivi o palestre può facilitare la diffusione delle droplets che veicolano il contagio
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Dal 25 maggio, in Italia riapriranno piscine, palestre e centri sportivi, dopo la chiusura a causa dell’emergenza coronavirus. Come tutti gli altri posti al coperto, sarà fondamentale rispettare le regole anti-contagio e le distanze di sicurezza per evitare che si creino focolai. Un nuovo articolo sul sito dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie mette in guardia proprio dai pericoli associati alle strutture sportive.

Gli autori Sukbin Jang, Si Hyun Han e Ji-Young Rhee, esperti del Dankook University Hospital e del Dankook University College of Medicine di Cheonan (Corea del Sud), si sono concentrati nell’identificare i possibili contatti di un caso rilevato il 25 febbraio a Cheonan. Gli esperti hanno rintracciato i contatti fino ad un workshop di istruttori di ballo, avvenuto il 15 febbraio a Cheonan. Al workshop, “gli istruttori si sono allenati intensamente per 4 ore”, riporta l’articolo. Tra i 28 istruttori che hanno partecipato, 8 sono risultati positivi: 6 erano di Cheonan e 1 di Daegu, che ha avuto il maggior numero di casi riportati in Corea del Sud. “Tutti erano asintomatici il giorno del workshop”, riportano gli esperti.

Entro il 9 marzo, abbiamo identificato 112 casi di COVID-19 associati con le lezioni di ballo in 12 diverse strutture sportive di Cheonan. 82 casi (il 73,2%) erano sintomatici e 30 (il 26,8%) erano asintomatici al momento della conferma del laboratorio. Gli istruttori con sintomi molti lievi, come la tosse, hanno insegnato per circa una settimana dopo aver partecipato al workshop. Istruttori e studenti si sono incontrati sono durante le lezioni, che duravano 50 minuti per 2 volte a settimana, e non avevano contatti al di fuori della lezione. In media, gli studenti hanno sviluppato i sintomi 3,5 giorni dopo aver partecipato ad una lezione. La maggior parte dei casi (50,9%) erano il risultato della trasmissione dagli istruttori ai partecipanti; 38 casi (33,9%) erano dovuti alla trasmissione in famiglia da istruttori e allievi; e 17 casi (15,2%) erano dovuti alla trasmissione durante incontri con colleghi o conoscenti”, si legge nell’articolo.

Prima che venissero chiuse le strutture sportive, un totale di 217 allievi è stato esposto in 12 strutture, con un tacco d’attacco del 26,3%. Inclusi famiglia e colleghi, la trasmissione dagli istruttori ha rappresentato 63 casi. Abbiamo seguito 830 contatti stretti degli istruttori e degli studenti e identificato 34 casi di COVID-19, che si traducono in un tasso d’attacco secondario del 4,10%. Abbiamo identificato 418 contatti stretti delle 34 trasmissioni terziarie prima della quarantena e confermato 10 casi quaternari dai casi terziari, che si traducono in un tasso d’attacco terziario del 2,39%”, scrivono gli esperti.

attività fisicaAndando al punto della trasmissione nelle strutture sportive, gli autori dell’articolo scrivono: “Le caratteristiche che potrebbero aver portato alla trasmissione dagli istruttori a Cheonan includono le grandi dimensioni delle classi (inteso come numero di partecipanti, ndr), spazi piccoli e intensità degli esercizi. L’atmosfera umida e calda in una struttura sportiva abbinata al flusso d’aria turbolento generato dall’intenso esercizio fisico può causare una trasmissione più densa delle droplet isolate. Le classi in cui sono stati identificati i casi secondari di COVID-19 includevano 5-22 studenti in una stanza di circa 60m² durante 50 minuti di intenso esercizio. Non abbiamo identificato casi tra le classi con meno di 5 partecipanti nello stesso spazio. Da notare che l’istruttore C ha insegnato Pilates e yoga per classi di 7-8 allievi nella stessa struttura allo stesso momento dell’istruttore B, ma nessuno dei suoi allievi è risultato positivo al virus. Ipotizziamo che la minore intensità di Pilates e yoga non abbia causato gli stessi effetti di trasmissione delle più intense lezioni di ballo.

A causa della maggior possibilità di infezioni attraverso le droplet, durante l’attuale epidemia si dovrebbe evitare un intenso esercizio fisico in spazi chiusi ristretti, così come gli assembramenti pubblici, anche in piccoli gruppi”, concludono i ricercatori.

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