Coronavirus, la plasmaterapia funziona: “Al San Matteo già trattati 50 pazienti, progressi in 24-48 ore e senza effetti collaterali”

“Un donatore può guarire due malati. Il trattamento al plasma iperimmune ha un notevole livello di sicurezza virale ed è praticamente senza effetti collaterali"
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La plasmaterapia dà risultati promettenti nella lotta al coronavirus. Negli Stati Uniti, la si sta applicando in 116 centri universitari ma la cura è nata al Policlinico San Matteo di Pavia, dove sta guarendo decine di pazienti. La sperimentazione porta la firma di Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia che in un’intervista a “La Provincia Pavese” svela tutti i segreti e le capacità della cura.

Abbiamo concluso il protocollo rapidamente e siamo soddisfatti del risultato ottenuto. È iniziata a fine marzo. Per questa sperimentazione abbiamo trattato 52 pazienti in collaborazione con gli ospedali di Mantova e Lodi, l’Azienda ospedaliera di Padova e Novara”, dichiara Perotti. Sul numero di persone guarite, afferma: “Fino al momento della pubblicazione non possiamo dirlo, ma diciamo che si è rivelata efficace”.

Perotti spiega la cura: “Si prelevano 600 ml di plasma da pazienti Covid guariti, che hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti il virus. Da quel prelievo si ricavano 2 dosi da 300 ml ciascuna. Il protocollo prevede 3 somministrazioni. Dopo la prima c’è un monitoraggio clinico di laboratorio e, nel caso di mancata risposta, si passa alla seconda somministrazione e così di seguito. A distanza di 48 ore l’una dall’altra. La compatibilità per il plasma viene fatta sul gruppo sanguigno”.

Sul numero di persone guarite che si sono offerte di donare il plasma al San Matteo, l’esperto comunica: “Se dovessimo guardare a tutti coloro che hanno telefonato al nostro laboratorio (telefono numero 0382-503086) dovremmo dire che sono stati più di 400. Se invece parliamo di donatori convalescenti, da cui effettivamente abbiamo prelevato il plasma, dobbiamo parlare di 125”, per altrettante sacche raccolte.

Ma non tutti i guariti possono donare, “perché deve avere le giuste caratteristiche. Il sangue va testato, lavorato e trasformato prima di essere infuso nei malati Covid-19. Il nostro plasma viene raccolto e qualificato. Innanzitutto lo si sottopone agli esami previsti dalla legge italiana, che è severa. Ma il Centro nazionale sangue ha raccomandato esami aggiuntivi che rendono il plasma, se possibile, ancora più testato e ipersicuro. In più il plasma del policlinico di Pavia viene sottoposto ad un ulteriore test dal laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo, diretto dal professor Fausto Baldanti”.

sangue provettaUn donatore può guarire due malati”, precisa Perotti. “Al trattamento sottoponiamo i pazienti più problematici che stanno virando verso una fase di gravità della malattia, certamente prima che arrivino in Terapia intensiva. In 24-48 ore già si notano progressi. Il trattamento al plasma iperimmune è l’unico razionale, sia biochimico che immunologico del Coronavirus, che abbiamo in questo momento. Ha un notevole livello di sicurezza virale ed è praticamente senza effetti collaterali”, aggiunge.

L’esperto spiega anche che verrà avviata una seconda sperimentazione: “Vorremmo estendere il trattamento a molti più pazienti: pensiamo a 150. Disegneremo un secondo protocollo, più ampio, sull’esperienza che abbiamo concluso”. “Stiamo accumulando plasma per un’eventuale seconda ondata di contagi. E cerchiamo donatori. Invitiamo tutti i guariti dal Covid-19 a contattarci”, conclude l’esperto.

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