Da quando i medici dell’Ospedale di Bergamo hanno lanciato l’allarme, la comunità scientifica si sta interessando alla possibile correlazione tra Coronavirus e sindrome di Kawasaki, una malattia infantile che tra i sintomi causa febbre, eruzione cutanea, lingua rosso fragola e, in alcuni casi, complicanze cardiache che possono, seppur di rado, essere letali.
La sindrome di Kawasaki provoca un’infiammazione nelle pareti dei vasi sanguigni di tutto l’organismo. La causa è ignota, ma i dati suggeriscono che sia un virus o un altro organismo infettivo a innescare una risposta anomala del sistema immunitario nei bambini geneticamente predisposti. I problemi più gravi derivano dall’infiammazione dei vasi del cuore. Inoltre, l’infiammazione può diffondersi in altre parti del corpo, ad esempio raggiungendo pancreas e reni.
La maggior parte dei bambini con sindrome di Kawasaki ha tra 1 e 8 anni, sebbene anche neonati e adolescenti possano esserne colpiti. I bambini maschi sono colpiti una volta e mezza in più rispetto alle bambine. La malattia è più comune nei bambini di origine giapponese. Ogni anno, negli Stati Uniti, si verificano diverse migliaia di casi di sindrome di Kawasaki. La sindrome di Kawasaki si sviluppa tutto l’anno, ma più spesso in primavera o d’inverno.
Di recente è stata osservata una correlazione con il coronavirus.
Coronavirus e sindrome di Kawasaki nei bimbi: casi riscontrati a Bergamo, New York e Londra, potrebbe esserci una correlazione
In Francia, un bambino di 9 anni, che era ricoverato all’ospedale di Marsiglia, nel Sud del Paese, è morto dopo aver presentato i sintomi della malattia di Kawasaki, secondo alcuni legati al nuovo coronavirus. Lo riporta BfmTv. Si tratta del primo decesso nel Paese con questa patologia. A Marsiglia, dove solitamente si registrano solo tre casi all’anno con questa malattia, sono già cinque i bambini che sono stati ricoverati nell’ospedale La Timone dall’inizio della pandemia di coronavirus per questa patologia che causa l’infiammazione delle pareti dei vasi sangue. A livello nazionale, i casi riscontrati sono saliti a 125 dal primo marzo, di questi il 52% aveva il Covid-19.
Per quanto riguarda la giovane vittima, seguita da diversi specialisti dell’ospedale La Timone, rimangono ancora molte incognite. Il professor Fabrice Michel, primario di rianimazione pediatrica, ritiene che il bambino sia morto per “danno neurologico correlato all’arresto cardiaco” e che avesse “una sierologia che dimostrava di essere stato in contatto” con il coronavirus, ma non aveva sviluppato la sindrome del Covid-19.
“Sarà necessario esaminare la sua cartella clinica, al fine di capire se non avesse una patologia preesistente”, ha sottolineato il primario. Residente a Marsiglia, aveva “subito un malore grave con arresto cardiaco” a casa prima di essere trasportato in ospedale. Ha ricevuto “cure qui per sette giorni” ed è morto sabato.