Gli Stati Uniti si avvicinano al triste traguardo delle 100mila vittime confermate di Covid 19, ma molto probabilmente questo è stato superato già da giorni. Gli esperti infatti credono che l’epidemia sia arrivata nelle grandi città americane settimane prima della morte, all’inizio di febbraio della donna californiana considerata ora la prima vittima confermata del coronavirus negli Usa.
E prima che, il 21 gennaio, un residente dello stato di Washington, appena rientrato da Wuhan, risultasse positivo al test, diventando il primo contagiato negli Usa. Ricercatori americani sono da settimane impegnati in un lavoro investigativo, andando a controllare cartelle cliniche ed autopsie di persone morte all’inizio dell’anno per cercare di studiare come e quando il virus abbia effettivamente iniziato a diffondersi.
Ma esperti di malattie infettive avvisano, scrive oggi il Guardian, che l’individuazione del cosiddetto “paziente zero” potrebbe essere quasi impossibile. Lo scorso aprile California le autorità sanitarie hanno annunciato di ritenere che una 57enne di Santa Clara morta nella sua casa il 6 febbraio sia da ritenersi la prima vittima di Covid 19. Calcolando che non aveva viaggiato fuori dagli Usa, e che si era ammalata una settimana o due prima di morire, si ritiene quindi che il virus doveva circolare nella comunità almeno da metà gennaio.
Nello stato di Washington, sempre sulla costa occidentale dove si sono riscontrati i primi casi, invece recentemente si stanno studiando i casi di due pazienti che a fine dicembre hanno manifestato sintomi tipici del Covid 19 ed ora sono risultati positivi ai test sierologici.
“C’è sicuramente la possibilità che vi siano state altre infezioni che hanno provocato decessi ma a quel momento noi non eravamo a conoscenza di questo nuovo coronavirus – ha dichiarato Andrew Badley, capo della task force della Mayo Clinic per la ricerca sul Covid 19 – mentre procediamo con altri test, penso che sarà molto probabile che risaliremo a casi indietro di diversi mesi in America del Nord”. Il governatore della California, Gavin Newsom, ha ordinato ai coroner dello stato di analizzare cartelle cliniche e autopsie dei decessi fino allo scorso aprile, ma è stato escluso che verrà ordinato di esumare corpi per condurre i test.
Intanto, però, i ricercatori della Stanford University che hanno analizzato campioni prelevati prima della metà di febbraio hanno scoperto che sono 2 di quasi 3mila persone che hanno avuto sintomi di malattie respiratorie erano, al momento dell’infezione, contagiati dal coronavirus. Sono necessarie altre ricerche quindi per stabilire quanto il virus circolasse già a gennaio e febbraio, afferma Benjamin Pinsky, che ha guidato la ricerca di Stanford che ha dei dubbi sull’utilità di individuare il paziente zero. “Capisco che vi sia una certa fascinazione nella ricerca del paziente zero, sia negli Usa che a livello globale, ma non sono sicuro di quanto potremo guadagnarci trovandolo veramente“, ha dichiarato al Guardian il ricercatore.