Coronavirus, il caso Svezia: niente lockdown e 20% di cittadini immuni

Da quando il coronavirus ha fatto il suo ingresso in Europa, i Paesi hanno affrontato l'emergenza nelle maniere più svariate: il caso Svezia
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Da quando il coronavirus ha fatto il suo ingresso in Europa, i Paesi hanno affrontato l’emergenza nelle maniere più svariate. L‘Italia ha seguito il modello-Cina imponendo più di mesi di lockdown, modello al quale si sono via via adeguati anche Gran Bretagna, Francia, Spagna e vidercse altre potenze, mentre la Svezia ha seguito il modello-Corea, evitato qualsiasi chiusura ma puntando su distanziamento e rinforzo delle misure di sicurezza. Anche Germania e Olanda, per citarne alcuni, hanno seguito questo esempio. Questi Paesi hanno seguito norme a sé per fronteggiare l’epidemia, non ricorrendo mai al confinamento, lasciando aperti scuole, caffè, bar e ristoranti e chiedendo ai singoli cittadini di mantenere le regole di distanziamento sociale.

Chi avrà avuto ragione lo potrà dire solo il tempo: a posteriori potranno essere fatte reali analisi, che tengano in considerazione tutti i fattori, come numero di contagi, ma anche numero di decessi e numero di cittadini già immuni. 

Foto vchal/Getty

In Svezia, più del 20% degli abitanti di Stoccolma avrebbe sviluppato a questo punto anticorpi al Coronavirus: lo rivela uno studio messo a punto dall’Agenzia pubblica per la Salute. Circa una persona su 5 avrebbe dunque già contratto il virus nella capitale svedese a questo punto, conclude l’epidemiologo Anders Tegnell. Lo studio ha infatti dimostrato che il 7,3% del campione selezionato a caso nella capitale – la regione maggiormente colpita – aveva sviluppato anticorpi quando è stato sottoposto a test durante l’ultima settimana di aprile. I dati riflettono la situazione dei contagi all’inizio di aprile, considerando il tempo di incubazione e quello necessario all’organismo per sviluppare anticorpi, ha spiegato l’agenzia svedese che ha esaminato oltre 1.100 test.

Per effettuare un’analisi completa e obiettiva, bisogna tuttavia attendere la fine dell’emergenza, per comprendere la percentuale di mortalità e di contagi, dal momento che in Svezia si stanno registrando un aumento di decessi notevole rispetto ai vicini paesi europei. Secondo il Financial Times la Svezia ha il più alto tasso di mortalità pro capite in questa fase dell’epidemia: ha superato Gran Bretagna, Italia e Belgio.

Le polemiche sul tasso di mortalità si erano diffuse anche in Italia, sopratutto nella prima fase dell’epidemia, tuttavia è bene ricordare che a fronte di un numero di tamponi relativamente basso, limitato ai soli cittadini sintomatici, è matematico un tasso di mortalità elevato.

Si tratta però di un dato ingannevole, al fine di comprendere il reale tasso di mortalità del coronavirus bisogna incentivare i tamponi anche ai cosiddetti asintomatici (almeno il 40% delle persone colpite da Covid-19) e avere una stima di quanti siano i cittadini che sono realmente venuti a contatto con il virus.

 

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