“Sono passati ormai tre mesi dal diffondersi dell’epidemia di Coronavirus e in questo periodo il modo d’intendere la città e abitarla sembra essere completamente cambiato” spiega Federico Parolotto a “Genio & Impresa” (genioeimpresa.it), il magazine di Assolombarda. Secondo il co-fondatore di Mobility In Chain, azienda specializzata nella pianificazione urbana che vanta sedi a Milano, Mosca e New York, la crisi del COVID-19 può rivelarsi un’arma per contrastare il cambiamento climatico, dal momento che: “È l’occasione per sperimentare sul campo e su vasta scala soluzioni innovative che incidono, riducendola, sulla domanda di mobilità”.
Prosegue l’esperto: “Sono diverse le soluzioni che le città stanno implementando a seguito delle criticità emerse dalla crisi attuale, sviluppate in modo particolare per rispondere al rischio di cambio modale dovuto alla riduzione dell’utilizzo del trasporto pubblico in favore della mobilità individuale, con un potenziale ricorso massiccio all’uso dell’automobile privata”.
Per Parolotto, il cambio di passo pone numerose sfide, ma è vitale per il Pianeta: “Una volta superata la crisi COVID-19, dovremo comunque continuare a puntare sul trasporto pubblico che era e resta la soluzione preferibile per i processi di decarbonizzazione”. Immaginare un futuro senza auto in alcuni territori, però, è piuttosto complicato, ecco perché per l’esperto occorre puntare anche sul rinnovamento del parco veicolare, preparando la transizione verso la mobilità elettrica.
Ecco i 3 grandi ambiti d’intervento virtuosi individuati da Parlotto su cui diverse città, su tutte Milano, stanno già lavorando e le ragioni per le quali cambieranno in meglio le vite degli italiani:
1) Ripensare lo spazio urbano a favore della mobilità sostenibile: la possibilità di “fare spazio” alla micro-mobilità e ai pedoni per garantire spostamenti sostenibili, migliorando lo spazio per la vita associata, è centrale per garantire la qualità urbana già raggiunta da molte città del Nord Europa e ridurre drasticamente le emissioni determinate dalla mobilità privata.
2) Distribuire su una fascia temporale più ampia i picchi dell’ora di punta: pianificare gli orari della città in modo più flessibile è auspicabile anche in un quadro di medio?lungo termine. Occorre, infatti, ottimizzare l’uso delle infrastrutture esistenti, sia su ferro sia su strada, evitando il ripetersi di decisioni dubbie dal punto di vista ambientale come, secondo Parlotto, è stato per la Brebemi.
3) Scommettere sul telelavoro riducendo la domanda di spostamento: lo smart working risulta essere la soluzione più interessante. Dopo decenni di crescita esponenziale del consumo pro capite di chilometri, ridurre una quota sostanziale degli spostamenti legati al lavoro senza compromettere la qualità della nostra vita associata, può rappresentare una vera e propria svolta. L’idea quindi di una società fortemente connessa, ma meno mobile è, per l’esperto di mobilità, assolutamente necessaria.