Coronavirus, Pierluigi Lopalco: “Prima ondata verso la fine, non ci sono prove della mutazione”

La prima ondata del Covid-19 in Italia "è in via di risoluzione", ma non ci sono prove che il virus sia mutato in senso meno aggressivo
MeteoWeb

La prima ondata del Covid-19 in Italia “è in via di risoluzione”, ma non ci sono prove che il virus sia mutato in senso meno aggressivo. Lo sottolinea l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, che in un post su Facebook spiega di ritenere che “ottimismo e prudenza siano due atteggiamenti da non contrapporre ma da tenere entrambi nella giusta considerazione”.

Le cose che sappiamo del virus finora, scrive l’epidemiologo, sono che “un virus pandemico dal nome SARS-CoV-2 ha fatto ingresso nel nord Italia almeno da dicembre 2019. Dopo circa 3 mesi di libera circolazione durante la stagione invernale il virus ha dato vita ad una ondata pandemica che ha avuto un forte impatto su molte regioni del Nord e ha messo in ginocchio il servizio sanitario lombardo.

L’ondata pandemica è stata mitigata con efficacia nelle Regioni del Centro Sud Italia, grazie ad una combinazione delle misure di lock-down e di controllo delle catene di contagio sul territorio. Al momento la prima ondata pandemica è in fase di risoluzione in tutta Italia. Il virus circola a bassa intensità su tutto il territorio nazionale, dando segno di sé attraverso focolai di limitata estensione in diverse regioni. Dalle indagini siero-epidemiologiche di cui si ha notizia in maniera aneddotica, la percentuale di popolazione che ha sviluppato anticorpi contro il virus è mediamente bassa nelle regioni del nord ((30%) e molto bassa ((2%) nelle regioni del Centro Sud”.

Tuttavia, ricorda Lopalco, ci sono anche cose che ancora non sappiamo: “Non esistono evidenze che le mutazioni cui è andato incontro il virus ne abbiano ridotto la aggressività in termini di outcome clinico. Al contrario, nel corso dei più recenti focolai in Italia comunque si sono registrati decessi quando il virus ha colpito pazienti fragili, ed il virus che ora circola in sud America è probabilmente lo stesso che circola in Europa. Non conosciamo il comportamento del virus in relazione al clima e quindi non sappiamo ancora cosa potrebbe succedere in estate se eliminassimo del tutto le misure di controllo ed un minimo di distanziamento fisico.

Non sappiamo se ci sarà una seconda ondata in autunno inverno perché questo dipenderà fortemente dalla capacità di bloccare la circolazione del virus da parte della sanità pubblica. Non sappiamo se e quando sarà disponibile in produzione su larga scala un vaccino sicuro ed efficace“.

Infine, secondo l’esperto, “le misure di lock-down hanno molto probabilmente rallentato la velocità di diffusione del virus (basta confrontare le curve epidemiche fra le regioni del Nord e del Centro-sud). Gli interventi di identificazione dei casi e tracciamento dei contatti, con conseguente interruzione delle catene di contagio e circoscrizione dei focolai, sono ad oggi le misure più efficaci di mitigazione dell’epidemia. La messa in sicurezza degli ospedali ed RSA resta la priorità per evitare che il virus penetri in setting assistenziali di popolazioni particolarmente fragili”.

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