Quando precisamente il coronavirus si è annidato in Italia? Quella vacanza sulla neve sospetta..

Quando precisamente il coronavirus si è annidato in Italia? Un'interessante inchiesta per far luce sulla vicenda
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Quando precisamente il coronavirus si è annidato in Italia? La storia ci dice che il paziente 1 si trovava a Codogno, un quel 21 Febbraio che cambiò le sorti del nostro Paese, la scienza ci dice che il coronavirus circolava già nelle acque di Torino e Milano a dicembre, la genetica ci dice che il focolaio di Codogno è lo stesso di quello che circolava in Baviera a Gennaio.

Qual è la verità? Alessandra Benignetti e Andrea Indini hanno tentato di far luce sulla questione mediante un’inchiesta per InsideOver, nella quale spiegano come la difficoltà di risalire all'”origine” del Covid deriva proprio dal tracciamento dei contatti. Evidenziano come, in fase attiva, il Covid era in grado di infettare con estrema facilità, come avvenuto nella Webasto in Baviera dove il paziente 5 e il paziente 4 si sono infettati attraverso il semplice gesto di “passarsi il sale”.

Alessandra Benignetti e Andrea Indini citano The Lancet e poi Massimo Galli: Uno dei limiti del nostro studio è che naturalmente non tutti gli incontri degli infetti possono essere ricostruiti”, scrivevano su The Lancet gli specialisti dell’Autorità bavarese per la Salute e la Sicurezza Alimentare, dell’Istituto Robert Koch, dell’ospedale universitario della Charité di Berlino e di altre istituzioni sanitarie tedesche che si occupavano del caso. “È possibile – continuano gli infettivologi su Lancet – che un caso infetto abbia incontrato un caso successivo talmente velocemente che nessuno dei due si ricordi dell’incontro”.

Il Primario dell’Ospedale Sacco di Milano invece, dal canto suo, sostiene la teoria genetica: “I dati evidenziano che il Sars-Cov-2 che ha infettato i pazienti italiani coinvolti nella prima epidemia nel Nord Italia e quello isolato negli altri pazienti europei e latino americani che hanno riferito di contatti con l’Italia, è strettamente collegato alla specie del virus isolato in uno dei primi cluster europei osservati in Baviera alla fine di gennaio 2020”, si legge in uno studio intitolato Genomic characterization and phylogenetic analysis of SARS?COV?2 in Italy, pubblicato da Galli sul Journal of Medical Virology il 24 marzo scorso.

coronavirus 01La giustificazione dei tedeschi, che negano e contestano la versione italiana, è che nessuno dei dipendenti contagiati” abbia viaggiato in Italia “nei mesi di gennaio e febbraio”. In una nota diffusa il 10 marzo l’azienda, in realtà, chiarisce come “nessuno dei colleghi infettati, né i loro contatti diretti, sia stato in Italia dal 27 gennaio 2020″. Tuttavia, alla domanda dei colleghi che hanno effettuato l’inchiesta, i quali si chiedono se qualcuno dei positivi al Covid-19 si sia recato in Italia prima del 27 Gennaio, la risposta sembra vaga: “Sappiamo che ci sono delle pubblicazioni in Italia sulla teoria che il virus sia arrivato in Italia dalla Webasto, ci sono altre tesi mediche, ad esempio della Charité di Berlino, che dicono che quella parte del virus è troppo diversa per avere la stessa origine”.

Non solo, Alessandra Benignetti e Andrea Indini hanno scoperto, osservando un’intervista, che uno dei dipendenti positivi al tampone era stato in vacanza sulla neve: “Non ero troppo preoccupato per me – racconta – ma per i miei contatti, compresa la mia nipotina, mia moglie, mia figlia, e gli amici con cui ho ero stato in vacanza sulla neve”.

Quale sia stata la meta sciistica prescelta, non è dato saperlo, eppure l’Austria e l’Italia sono tra le destinazioni più gettonate per chi vive in Baviera. Insomma, non un dettaglio di poco conto, che potrebbe aiutare a far luce sul paziente 0 italiano e su come tale virus si sia annidato nel nostro Paese, colpendolo così gravemente.

 

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