Mentre in Italia la prima ondata dell’epidemia di coronavirus sembra ormai agli sgoccioli, cresce la preoccupazione per una possibile seconda ondata di contagi in autunno/inverno. Al centro dell’attenzione in questa fase della pandemia, ci sono gli anticorpi, che potrebbero proteggere da una eventuale re-infezione.
“Nella maggior parte delle persone contagiate, possono essere rilevate risposte anticorpali al SARS-CoV-2 10-15 giorni dopo la comparsa dei sintomi del COVID-19. Tuttavia, a causa della recente comparsa di questo virus nella popolazione umana, non è ancora noto quanto verranno mantenute queste risposte anticorpali o se forniranno protezione da una nuova infezione. Ulteriore conoscenza sulla portata, durata e longevità delle risposte anticorpali neutralizzanti dopo un’infezione da SARS-CoV-2 è vitale per comprendere il ruolo che gli anticorpi neutralizzanti potrebbero svolgere nella clearance della malattia e nella protezione dalla re-infezione (chiamata anche seconda ondata di infezioni)”, sono queste le premesse di uno studio condotto dai ricercatori del King’s College London, della Guy’s and St Thomas’ NHS Foundation Trust e dell’University of Kent, pubblicato in preprint su MedRxiv. “Questo studio ha importanti implicazioni per quanto riguarda i test sierologici diffusi, la protezione anticorpale contro una re-infezione da SARS-CoV-2 e la durata della protezione del vaccino”, scrivono i ricercatori.
“Utilizzando campioni di siero raccolti fino a 94 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, dimostriamo la sieroconversione (ossia il passaggio dallo stato di sieronegatività (assenza di anticorpi nel plasma sanguigno) allo stato di sieropositività (presenza di anticorpi nel plasma), ndr) nel >95% dei casi e risposte anticorpali neutralizzanti oltre 8 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. Dimostriamo che la portata della risposta anticorpale neutralizzante dipende dalla gravità della malattia, ma questo non influenza la cinetica della risposta anticorpale neutralizzante. Importante il fatto che alcuni individui sieropositivi che erano asintomatici sono stati in grado di generare titoli anticorpali neutralizzanti >1000. Sono stati osservati titoli anticorpali neutralizzanti in calo durante il periodo di follow-up”, si legge nello studio. Il titolo anticorpale è l’inverso della più bassa concentrazione (o della più alta diluizione) del siero del paziente che mantiene attività rilevabile nei confronti di un antigene noto.
“I titoli anticorpali neutralizzanti raggiungono il picco in media 23 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi e poi calano di 2-23 volte durante un periodo di follow-up di 18-65 giorni. Mentre alcune persone con un alto ID50 (>1000, per ID50 si intende la diluzione del siero che inibisce il 50% dell’infezione, ndr) hanno mantenuto i titoli >1000 oltre 60 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, alcune con un basso ID50 (intervallo 100-300) avevano titoli anticorpali che si avvicinavano alla linea di base dopo circa 50 giorni, sottolineando la natura transitoria della risposta anticorpale verso SARS-CoV-2 in alcune persone. Un simile calo nei titoli anticorpali neutralizzanti è stato osservato anche in una coorte di operatori sanitari sieropositivi dei Guy’s and St Thomas’ Hospitals”, scrivono gli autori.
“Rispetto all’infezione SARS-CoV-2, l’infezione SARS-CoV causava una malattia più grave e la malattia meno grave e asintomatica era meno comune. Quindi, la differenza nella longevità della risposta anticorpale neutralizzante osservata tra SARS-CoV e SARS-CoV-2 potrebbe essere correlata alla differente manifestazione clinica della malattia tra i due virus. Le risposte anticorpali più transitorie nei casi meno gravi nelle nostre coorti riflettono la risposta immunitaria ai coronavirus stagionali endemici (per esempio, quelli associati ai raffreddori comuni)”, si legge nello studio.
Gli autori dello studio concludono: “Dimostriamo titoli anticorpali neutralizzanti in declino nella maggior parte delle persone. Per le persone con una bassa risposta anticorpale neutralizzante, i titoli possono tornare alla linea di base in un periodo di tempo relativamente breve. Nel complesso, nonostante i titoli anticorpali neutralizzanti in calo nelle persone, è possibile che i titoli anticorpali neutralizzanti saranno ancora sufficienti a fornire protezione dalla malattia COVID-19 per un periodo di tempo. Tuttavia, test PCR sequenziali e studi sierologici nelle persone note per essere contagiate da SARS-CoV-2 saranno fondamentali per comprendere l’abilità degli anticorpi neutralizzanti di proteggere da una seconda ondata di infezioni nell’uomo”.