Coronavirus, il dg dell’Oms: “Il picco di casi è legato ai giovani che abbassano la guardia”

"Le prove suggeriscono che i picchi di casi di Covid-19 in alcuni Paesi sono, in parte, guidati da giovani che hanno abbassato la guardia durante l'estate nell'emisfero settentrionale"
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“Le prove suggeriscono che i picchi di casi di Covid-19 in alcuni Paesi sono, in parte, guidati da giovani che hanno abbassato la guardia durante l’estate nell’emisfero settentrionale”. Lo ha sottolineato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra, tornando sull’effetto estate e sul ruolo dei giovani nella diffusione di Covid-19. “L’abbiamo detto prima e lo diremo di nuovo: i giovani non sono invincibili. I giovani – ha detto il dottor Tedros – possono essere infettati; i giovani possono morire; e i giovani possono trasmettere il virus agli altri”. “Ecco perché i giovani devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri di tutti gli altri. Possono essere leader e guidare il cambiamento” necessario per battere la pandemia, ha detto il Dg dell’Oms.

Una delle sfide che affrontiamo adesso è convincere i giovani di questo rischio. Tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nel ridurre il rischio di esposizione a Covid-19. Ogni giorno prendiamo decisioni che incidono sulla nostra Salute e su quella di coloro che ci circondano, in molti modi. Informazioni affidabili sono estremamente importanti per consentire alle persone di prendere le giuste decisioni per la propria Salute. Abbiamo visto tutti – ha ribadito il Dg – i danni causati dalla disinformazione. Ma le informazioni da sole non sono sufficienti. Le persone prendono decisioni sulla base di una vasta gamma di fattori che hanno a che fare con cultura, credenze, valori, circostanze economiche e altro ancora. Prendono decisioni sotto una pressione finanziaria e sociale senza precedenti, alti livelli di ansia e sistemi sanitari mal equipaggiati”. I singoli paesi “hanno chiesto ai loro cittadini di comprendere il rischio, di adattarsi, di impegnarsi. Di rinunciare alle cose che apprezzano e che li definiscono. Di fronte alla pandemia di Covid-19, i paesi stanno usando una serie di strumenti per influenzare il comportamento” degli abitanti: le campagne di informazione sono uno strumento, “ma lo sono anche leggi, regolamenti, linee guida e persino multe. Stiamo imparando cosa funziona e cosa no”.

“La pandemia non significa che la vita debba finire. Dobbiamo tutti imparare a convivere con il virus e adottare le misure necessarie per vivere le nostre vite, proteggendo al contempo noi stessi e gli altri, in particolare quelli a più alto rischio di Covid-19. Come sapete, uno di questi gruppi è rappresentato dagli anziani, in particolare quelli che vivono in strutture di assistenza a lungo termine”. Ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. “In molti Paesi – ha aggiunto – oltre il 40% dei decessi correlati a Covid-19 è collegato a strutture di assistenza a lungo termine e fino all’80% in alcuni Paesi ad alto reddito”. Riconoscendo la criticità di questo problema, l’Oms ha pubblicato un documento programmatico sulla prevenzione e la gestione di Covid-19 nelle strutture di assistenza a lungo termine. Un testo che “elenca le azioni chiave che devono essere prese dai responsabili politici e dalle autorità nazionali e locali per proteggere le persone anziane – ha detto il Dg – che vanno dall’integrazione dell’assistenza a lungo termine, alla mobilitazione di finanziamenti adeguati, a misure di prevenzione e controllo delle infezioni, al sostegno alle famiglie e ai volontari”.

“Nel mondo attualmente la situazione è varia. In questi sei mesi abbiamo visto Paesi colpiti da epidemie difficili, come l’Italia, essere in grado di controllare” il virus, adottando “misure dure” e mirate contro Covid. A sottolinearlo è Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per il coronavirus, che in conferenza stampa a Ginevra ha risposto alle domande dei giornalisti sugli approcci adottati in questi 6 mesi nel mondo contro il virus Sars-Cov-2. “Abbiamo anche visto alcuni Paesi, che avevano avuto un’esperienza passata con minacce come Sars o l’influenza aviaria, agire in modo rapido e aggressivo fin dai primi giorni di gennaio“, ha detto l’esperta. Ma anche Paesi che hanno faticato a gestire l’ondata di casi.

“Capisco l’estate” e la voglia di normalità, “ma i giovani devono diventare risk manager: valutare i pericoli” e comportarsi di conseguenza. “Sappiamo ad esempio che i night club sono amplificatori del virus: se c’è, si trasmette facilmente“. Prosegue Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per il coronavirus, che in conferenza stampa a Ginevra torna sul tema dei giovani. “Sappiamo che possono essere infettati e trasmettere la malattia – continua l’esperta – e che nella maggior parte dei casi sono colpiti in modo lieve, ma possono anche contrarre forme gravi e morire. Inoltre anche chi è colpito in modo lieve può subire effetti a lungo termine, come fatica estrema, spossatezza, fiato corto. Ecco perché stiamo interrogando i pazienti per valutare questi effetti”.

Insomma, il messaggio dell’Oms ai giovani è chiaro: “Usate il cervello – conclude il capo delle emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, Mike Ryan – non assumetevi rischi che non comprendete appieno. Covid-19 causa un processo infiammatorio e può colpire duramente molti organi, in modi che ancora non conosciamo”.

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