Coronavirus, l’Italia pensa alla seconda ondata in autunno: 4 gli scenari possibili previsti dal Ministero della Salute

Quattro scenari per l’autunno, che serviranno a organizzare la risposta ad un'eventuale nuova ondata di contagi da coronavirus
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Quattro scenari per l’autunno, che serviranno a organizzare la risposta ad un’eventuale nuova ondata di contagi da coronavirus. È l’obiettivo della circolare diramata dal ministero della Salute e inviata ai vari ministeri, alla Protezione civile, alle diverse federazioni e alle associazioni protagoniste del mondo produttivo italiano, con oggetto: “Elementi di preparazione e risposta a Covid-19 nella stagione autunno-invernale”. Il documento è stato predisposto dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il dicastero di Lungotevere in Ripa e il coordinamento di Regioni e Province autonome che, “analizzando i punti di forza e le criticità delle prime fasi dell’epidemia, fornisce elementi generali per rafforzare la preparazione e la risposta e fronteggiare in modo ottimale un eventuale aumento nel numero di nuove infezioni”.

Gli scenari sono stilati in base a quattro incognite. La prima riguarda la ‘Trasmissibilità di Sars-CoV-2 a fine estate’. E nel testo si legge: “Non è infatti ancora chiaro se l’incremento di trasmissibilità (Rt) osservato a partire da giugno in alcune regioni si stabilizzerà attorno ai valori osservati in questi in giorni oppure continuerà ad aumentare nel tempo. È del tutto evidente che gli scenari cambieranno notevolmente a seconda che si riesca o meno a mantenere Rt sotto soglia da qui all’inizio dell’autunno”.

La seconda incognita è sulla ‘Trasmissibilità nelle scuole’. “In primo luogo, non è nota la reale trasmissibilità nelle scuole, anche se cominciano ad essere disponibili evidenze scientifiche di outbreak in ambienti scolastici. Non è nemmeno noto l’impatto che potranno avere le misure di riorganizzazione scolastica che si stanno mettendo in campo in questi giorni. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano Sars-CoV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici e quindi il potenziale di trasmissione non è statisticamente differente. Tutto questo rende molto incerto il ruolo della trasmissione nelle scuole a partire da settembre sull’epidemiologia complessiva”.

Terzo punto interrogativo è sul ‘Grado di accettazione delle misure igienico-sanitarie e comportamentali per la prevenzione della trasmissione parte della popolazione generale’. Perché, è scritto ancora nella circolare, “ad esempio sono possibili criticità, già riscontrate allo stato attuale, come la collaborazione dei soggetti positivi per la conduzione delle attività di inchiesta epidemiologica e di contact tracing ed il rispetto/adesione alle misure contumaciali, sia per i casi confermati che per i contatti stretti”. Infine, la ‘Capacità di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo’. Considerato che “se da un lato è evidente la migliorata capacità dei sistemi di prevenzione nell’identificare rapidamente i focolai, isolare i casi e applicare misure di quarantena ai contatti dei casi, cosa che contribuisce in modo determinante a mantenere la trasmissione sotto controllo, non è noto al momento quale sia il livello di trasmissione, ad esempio in termini di numero di focolai, che i sistemi di prevenzione possano gestire efficacemente. Va considerato infine come l’inizio della stagione influenzale possa rendere queste attività più complesse ed impegnative”.

Ma la circolare accende i riflettori su “un altro aspetto importante da considerare, correlato più alla tenuta del sistema sanitario che alla trasmissibilità” e “riguarda l’età media dei casi. Recentemente è stata osservata un’importante decrescita dell’età media dei casi, con relativamente poche nuove ospedalizzazioni da Covid-19. Non è al momento chiaro se questo è un fenomeno che può protrarsi nel tempo o è semplicemente dovuto al basso livello di circolazione attuale, che permette di mantenere protette le categorie a rischio, ad esempio gli anziani”. Dunque, alla luce di queste incognite, i possibili scenari nelle diverse regioni che si prospettano per l’autunno possono essere così schematizzati: “Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto ad oggi, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente da qui alla fine dell’estate, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi di sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici”.

Inoltre, “Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1.25 (ovvero con stime che superino 1 anche nell’intervallo di confidenza inferiore), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-COV-2 con misure di contenimento/mitigazione straordinarie già utilizzate con successo nelle prime fasi”.

E ancora: “Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1.25 e Rt=1.5 (ovvero con stime che superino 1.25 anche nell’intervallo di confidenza inferiore) ed in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di Sars-Cov-2: incidenza elevata, mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica (con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri – area critica e area non critica), riconducibile ad un livello di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio rilevato ai sensi del dm Salute del 30 aprile 2020”.

Infine, il quarto scenario prevede: “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1.5 nel suo intervallo di confidenza inferiore per periodi lunghi (almeno 1 mese). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori”.

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