Ridurre la quarantena sì o no? E’ il dilemma che il Comitato tecnico scientifico affronterà martedì per stabilire se è possibile accorciare il periodo di isolamento precauzionale da 14 a 10 giorni. Se è solo una questione di durata, “la trovo una soluzione puramente burocratica. Se è un accorciamento della quarantena con tampone, mi sta bene”. E’ il parere di Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano. Per l’esperto al termine della quarantena accorciata andrebbe eseguito un tampone, “a patto ovviamente che l’esame non abbia una risposta dopo tanto tempo, tale da annullare il vantaggio temporale“, puntualizza all’Adnkronos Salute.
La sua idea è in linea con quella espressa anche dal viceministro Pierpaolo Sileri (che ha definito un “buon compromesso” la formula “quarantena di 7 giorni e tampone”). Quella dei 14 giorni, ricorda Galli, “è stata un’invenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per dare un’indicazione in assenza di test e tenendo conto che molti Paesi non potevano sostenere i test”. Ora, conclude, “si può fare meglio, ma si deve passare per i test. Si aprono scenari nuovi con quelli rapidi. Resta il fatto che, anche se si parlasse di test tradizionali, i risultati devono essere rapidamente comunicati. Non si può avere una risposta dopo 4 giorni per intenderci, non avrebbe più senso”.