Sulle pagine social del Ministero della Salute è stata trasmessa in diretta la Conferenza Stampa con il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, sull’analisi della situazione epidemiologica di Covid-19 in Italia. Il riassunto è presto detto: la situazione è seria, ma i numeri non sono drammatici e l’unico ‘cruccio’ del governo restano i posti in terapia intensiva, la cui soglia di preoccupazione non è ancora stata superata.
Come spiega Silvio Brusaferro il trend italiano è simile a quello di altri paesi europei. “L’epidemia sta correndo in tutti i paesi europei, la Germania ha molte regioni in cui la curva dei contagi sta crescendo a vista d’occhio. Nel nostro paese il numero di nuove persone positive è cresciuto questa settimana. Quasi tutte le regioni hanno un numero significativo di casi di nuove infezioni in crescita – precisa Brusaferro -. Per quanto riguarda le occupazioni dei posti letto in terapia intensiva, con patologie compatibili o sostenuti da Sars-Cov2, siamo al 22%“, e la soglia di allerta sopraggiunge nel momento in cui si supera il 30%.
L’età media dei soggetti che contraggono le infezioni è in crescita, quindi la popolazione che contrae l’infezione non sono più i giovani, come avveniva a ferragosto, ma riguarda tutte le fasce di età. Questo ha un significato importante rispetto alla possibilità di infezione nei soggetti a rischio. I soggetti positivi sono per lo più asintomatici. “Da un’analisi delle cartelle cliniche di persone decedute in questo periodo – sottolinea ancora Brusaferro – si evince che l’età media è superiore agli 80 anni. Le persone sotto i 50 anni sono l’1% dei decessi e si tratta per lo più di persone fragili perché affette da patologie (in particolare ictus, fibrillazione atriale, insufficienza renale cronica, demenza, ndr), inoltre il 73% delle persone aveva 3 o più patologie, mentre solo l’1 % non aveva patologie. L’indice Rt ancora in crescita è intorno all’1.7, perché i provvedimenti volti a ridurlo sono stati presi solo nello scorso weekend”.
“Il quadro epidemiologico – precisa il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – è precedente alle prescrizioni delle misure restrittive del 25 ottobre, quindi è in peggioramento rispetto alla settimana scorsa. E’ una situazione grave sul territorio nazionale, con particolari criticità in alcune regioni, soprattutto perché il grande numero di nuovi casi non permette di garantire il tracciamento con tempestività. E’ necessario lavorare per ridurre le interazioni fisiche. La circolazione deve essere contenuta, anche per evitare l’eccessiva pressione sui servizi sanitari”.
“I soggetti più a rischio sono gli anziani, dunque è necessario che i soggetti più giovani prendano misure atte ad evitare che si contagino“, precisa Franco Locatelli, che in merito alla terapia intensiva sottolinea come il delta differenziale dell’aumento dei posti in terapia intensiva sia stabile negli ultimi giorni e non c’è un aumento esponenziale, anzi “abbiamo molti posti letto in più della scorsa primavera”.
Locatelli, in merito alle cure, precisa anche come vi sia stato un “mutamento significativo rispetto all’uso di cortisonici: oggi tre quarti dei pazienti vengono trattati con farmaci steroidei” perché numerosi studi hanno dimostrato la loro efficacia. “I due terzi dei pazienti sono asintomatici o paucisintomatici”, tranquillizza Locatelli, che spiega come prima i dati sembrassero inferiori “perché intercettavamo solo la punta dell’iceberg, ora invece vediamo anche la base. A breve riusciremo a fare fino a centomila test antigenici rapidi al giorno e in questo i medici di medicina generale giocheranno un ruolo essenziale”.
Questa settimana, per la prima volta è stato segnalato il superamento, in alcuni territori, della soglia critica di occupazione in aree mediche (40%) “ed esiste un’alta probabilità che 15 Regioni o province autonome superino le soglie critiche di terapia intensiva o aree mediche nel prossimo mese”. E’ la stima degli gli esperti di Istituto superiore di sanità e ministero della salute, nell’analisi del monitoraggio settimanale. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è salito da 750 (18/10) a 1.208 (25/10); mentre il numero di persone ricoverate in aree mediche è passato da 7.131 (18/10) a 12.006 (25/10).
Se inoltre 11 Regioni/Pa sono classificate a rischio elevato di una trasmissione non controllata di Sars-CoV-2, 5 di queste sono considerate a rischio alto a titolo precauzionale, in quanto non valutabili in modo attendibile “perché la completezza del dato di sorveglianza è insufficiente al momento della valutazione“, precisa il report.