Coronavirus, Cts-Ministero della Salute: “Nessuna discussione sui tamponi agli asintomatici”

"I problemi nascono perché vengono utilizzate modalità organizzative e gestionali che non riescono a stare dietro al numero di tamponi previsto"
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Ne’ il ministro della Salute né il Comitato tecnico scientifico hanno messo in discussione, almeno fino ad oggi, la necessità di effettuare tamponi ai soggetti asintomatici. Lo ricordano fonti qualificate del Cts ricordando che la la circolare dell’11 ottobre scorso firmata dal direttore della prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza con la quale venivano ridefiniti i tempi della quarantena indica esplicitamente anche gli asintomatici, che dunque devono essere testati per essere individuati. Gli esperti sottolineano inoltre che non c’e’ alcuna problema di disponibilità di test.

“Le carenze non sono legate ai reagenti, secondo i dati di Arcuri ce ne sono disponibili fino a fine marzo – spiegano le fonti – I problemi nascono perché vengono utilizzate modalità organizzative e gestionali che non riescono a stare dietro al numero di tamponi previsto”. 

Nella circolare di Rezza con cui la quarantena è stata abbassata da due settimane a 10 giorni, due delle quattro categorie di soggetti individuate riguardano proprio i soggetti asintomatici. “Le persone asintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 – si legge – possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test)”.

L’altra è quella dei ‘casi positivi a lungo termine’: in quel caso “le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per SARS-CoV-2, in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi”. 

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