In 30 anni nessun vaccino per l’Hiv ma in pochi mesi e? arrivato quello anti Covid: la scienza spiega perché

Come è possibile che per il Covid sia stato messo a punto un vaccino in pochi e mesi e che per l'Hiv non esiste ancora alcun tipo di vaccinazione?
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A voi non sembra strano? Forse c’è qualcosa che non va?“. E’ questa la frase che Gianluigi Nuzzi, giornalista e conduttore di Quarto Grado, ha postato a corredo di un’immagine nella quale invita a riflettere sul perché il vaccino contro il Covid sia arrivato in pochi mesi, mentre quello contro l’Aids non esiste nonostante siano passati 30 anni dalla scoperta del virus dell’Hiv. Le dichiarazioni di Nuzzi hanno creato scalpore, soprattutto perché si tratta di affermazioni scientificamente non corrette che hanno scatenato una forte polemica, in particolare sui social. Ma il motivo per cui si tratta di affermazioni formalmente errate è presto detto: un vaccino per l’Aids, probabilmente, non potrà mai essere messo appunto per via della natura stessa del virus dell’Hiv.

hivCome aveva spiegato Anton Pozniak, ricercatore dell’Università di Bristol, durante l’evento web Festival della Salute Globale, “In 40 anni sono morte 40 milioni di persone di Hiv e 40 milioni di persone ci convivono ancora oggi. Negli Usa nel 1981 si è presentata una diffusa forma particolare, ma prima si pensava fosse malattia infettiva e ci sono voluti molti anni per capire che in realtà era un virus. Nel 1985 è stato approvato il primo test per l’Hiv, e questo ha cambiato il modo in cui vengono trattati i pazienti, perché finalmente si potevano fare delle diagnosi. C’è stato molto attivismo in questo senso, e molti chiedevano che si lavorasse per curare questa malattia e trovare delle terapie efficaci. Nel 1995 l’HIV era la causa principale di morte negli Usa – prosegue l’esperto -, perché non vi erano cure. Alla fine degli anni ’80 sono state brevettate terapie antiretrovirali. C’era un trattamento antibiotico, ma si è scoperto che bisognava combinare diversi farmaci antivirali per sconfiggerlo. Questo perché l’HIV si moltiplica rapidamente e il suo genoma cambia nell’arco di un anno come quello degli esseri umani cambia in mille anni, quindi si sviluppa resistenza e i farmaci non funzionano più”, e proprio per questo motivo si combinano diversi medicinali.

Per l’AIDS, aveva spiegato Pozniak, “è dal 1992 che si parla di un vaccino che sarebbe dovuto arrivare cinque anni dopo. E ancora oggi si dice ‘tra cinque, dieci anni arriverà’. Ma il problema è che l’HIV cambia, muta, quindi il virus sfugge al vaccino” sul lungo periodo. Ecco dunque spiegato il ‘mistero’, che poi così mistero non è. Nessun complotto, nessuna congiura contro la popolazione mondiale. Il problema è che il virus dell’Hiv muta con troppa frequenza, e dunque non è possibile mettere a punto un vaccino.

Ma Gianluigi Nuzzi, che da giornalista dovrebbe dimostrare un maggiore senso di responsabilità nei confronti dell’opinione pubblica, quanto meno per non creare allarmismo in un periodo in cui di allarmismo non c’è alcun bisogno, è tornato anche questa mattina sull’argomento: “Lo ripeto – ha scritto il conduttore di Quarto Grado in un altro post su Facebook -: in 9/10 mesi si sono trovati e approvati farmaci e vaccini per il Covid e Io dico “meno male! Evviva il vaccino contro il Covid!” Per l’HIV, invece, è stata un’altra storia: fino al 1996 non c’era alcun farmaco e quindi per 10 anni siamo rimasti al buio. Questo perché era ritenuta una malattia “degli altri”, una malattia che colpiva gli omosessuali, chi si droga di eroina con le siringhe e di chi faceva sesso promiscuo, insomma era una malattia che toccava determinati gruppi di persone. Pertanto la scienza per dieci anni è stata – come dire – un po’ “superficiale”, forse non alimentata finanziariamente dai governi. Io penso questo”.
Pensiero nobile e legittimo, quello di preoccuparsi degli ‘ultimi’, ma che in questo caso non corrisponde a verità.

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