Oggi l’anniversario del terremoto di Santa Costanza: nel 1695 una scossa M. 6.5 devastò la provincia di Treviso, “il Nord Italia non è esente dal rischio sismico”

Il 25 febbraio 1695, un terremoto di magnitudo 6.5 colpì Santa Costanza: l’ultimo evento violento a colpire la Provincia di Treviso
MeteoWeb

“A riprova del fatto che l’Italia Settentrionale non è esente dal rischio sismico, è da ricordare anche il terremoto di Santa Costanza, di magnitudo momento stimata Mw = 6,5, che colpì l’Asolano (nella Provincia di Treviso) il 25 febbraio 1695. Fra gli eventi distruttivi su cui si hanno informazioni che hanno devastato il Veneto, tale terremoto risulta esser stato (probabilmente) secondo, per violenza, solo al terremoto di Verona del 3 gennaio 1117 (Mw stimata = 6,8), di cui già scrissi qualche tempo fa. Fu l’ultimo evento violento a colpire la Provincia di Treviso ed il penultimo a verificarsi in Veneto (l’ultimo fu il terremoto del Bellunese del 29 giugno 1873, Mw = 6,3)”, sostiene l’ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, tra i più instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione.

“Il terremoto di Santa Costanza (che prende il nome della Santa ricordata nel giorno in cui avvenne) si verificò verso le 6:30 del mattino. Fu avvertito in un’area molto vasta dell’Italia Settentrionale e nell’intera Pianura Padana: fino all’Emilia-Romagna (a Carpi, Cento e Bologna) ed alla Lombardia (da Mantova, Ostiglia e Bozzolo fino a Lodi e Milano). Provocò le devastazioni peggiori ad Asolo e negli abitati ai piedi del Massiccio del Grappa, sulle due rive del fiume Piave (come Alano di Piave e Segusino), che furono quasi totalmente distrutti: più di 1.400 case crollarono e più di 1.200 risultarono inabitabili. Le vittime di cui si ha notizia furono quasi 50″, continua Martelli.

“Quasi altrettanto gravi, però, furono i danni che si ebbero nelle Prealpi bellunesi (a Castelcucco, a Possagno ed a Cavaso del Tomba) e nella parte settentrionale della Pianura Veneta (ad Altivole ed a Caselle) ed abbastanza gravi pure Valdobbiadene, Conegliano, Sacile e Treviso. Il terremoto provocò, poi, danni anche a Verona (di una certa entità) e (piccoli) a Padova, a Vicenza, a Verona, a Soave, a Desenzano del Garda, a Rovigo e persino a Ferrara”.

“Per terminare desidero ringraziare ancora gli ormai oltre 500 firmatari della mia petizione al Governo, ai Governatori Regionali ed ai Segretari dei partiti politici per l’attivazione di corrette politiche di prevenzione dai rischi naturali (http://chng.it/YPxczGmY). Qualcuno ritiene che 500 firme siano poche, per un argomento così rilevante. Io, invece, sono positivamente sorpreso di aver raggiunto il suddetto numero di firme, in un Paese, come il nostro, dove la percezione dei rischi è così scarsa: figuriamoci quanto possa esserlo quella del rischio sismico, se così poche persone percepiscono correttamente i rischi connessi ad eventi in atto, come la pandemia da covid-19! Ad esempio, quante persone si degnano di spostarsi un po’ lateralmente, quando ci si incrocia per strada, per mantenere la distanza di sicurezza? “, conclude Martelli.

Liguria, 134 anni fa il violento terremoto di Diano Marina: “Il rischio sismico non è un problema solo del Sud”

Condividi