All’inizio della pandemia da SARS-CoV-2, la Germania si era dimostrata un leader globale nell’affrontare la crisi sanitaria. I tassi di infezione e mortalità del Paese erano tra i più bassi in Europa, il sistema sanitario era stellare e gli strumenti di test e tracciamento dei contatti utilizzati facevano invidia ai vicini europei. La popolazione, fiduciosa nel governo, ha rispettato le poche e non rigidissime restrizioni imposte per fronteggiare la pandemia.
Poi è arrivata la seconda ondata e anche la Germania si è ritrovata sommersa come molti altri Paesi. Tra forti proteste, è stata imposta una serie di restrizioni più dure, prima di arrivare al lockdown introdotto il 16 dicembre. Sono state chiuse le scuole, la maggior parte dei negozi, i ristoranti, i bar, le strutture ricreative e sportive. Sono stati chiusi anche gli hotel, con l’eccezione dei viaggiatori per affari.
Ad oggi, 8 marzo 2021, la Germania registra 2,5 milioni di casi totali e oltre 72.000 morti da inizio emergenza. Dopo aver toccato picchi di oltre 1.000 morti al giorno a gennaio, ora questo numero è sceso intorno a quota 100-200. Ma è interessante il confronto con un Paese che non ha mai fatto ricordo al lockdown: la Svezia.
La Svezia non ha mai applicato una misura così estrema, neanche durante la prima ondata, distinguendosi dalla maggior parte dei Paesi e puntando di più sul senso di responsabilità dei cittadini a rispettare le norme igieniche di base per contrastare l’epidemia. Dall’inizio dell’emergenza, la Svezia ha registrato oltre 680.000 casi e 13.000 morti. Al momento, è in vigore qualche restrizione in più. Per esempio, sono vietate riunioni di più di otto persone e strutture come biblioteche, piscine, musei e parchi di divertimento sono parzialmente chiuse o hanno orari di apertura limitati. Ma hotel, campeggi, negozi e ristoranti sono aperti (anche se i ristoranti anticipano l’orario di chiusura alle 20.30). Scuole e asili nido non sono mai stati chiusi.
Complessivamente, la Germania registra 864 morti ogni milione di abitanti mentre la Svezia registra 1.282 morti ogni milione di abitanti (per rendere l’idea delle proporzioni dei numeri, in Italia abbiamo 1.652 morti ogni milione di abitanti!). Ma da fine gennaio ad ora, dunque a lockdown tedesco già iniziato, la mortalità ogni milione di abitanti è sempre stata superiore in Germania rispetto al Paese scandinavo. E questo, nonostante il numero di casi giornalieri per milione di abitanti sia stato superiore in Svezia rispetto alla Germania.
Questi dati mettono in discussione l’efficacia di una misura estrema come il lockdown nel contrastare la pandemia. Nonostante le tante chiusure, la Germania non è riuscita ad evitare 59.000 morti da novembre sui 72.000 totali (vedi grafico in alto). Secondo le informazioni del Robert Koch Institute, il numero di casi a livello nazionale, ancora troppo elevato, è dovuto principalmente a una diffusa infezione soprattutto nelle famiglie, nell’ambiente professionale e nelle case di cura e di riposo.
Il governo tedesco ora ha esteso il lockdown generale fino al 28 marzo, concedendo però delle riaperture. Dal primo marzo hanno riaperto scuole, asili, barbieri e parrucchieri con severe norme di igiene. Da oggi potranno tornare a incontrarsi in privato due nuclei abitativi per un massimo di cinque persone, con i minori di 14 anni esclusi dal conteggio. Dalla stessa giornata di oggi riapriranno librerie, fiorai e negozi di giardinaggio. Gli esercizi commerciali dovranno garantire uno spazio di 10 o 20 metri quadrati per cliente, a seconda della superficie. Tornano in attività anche i fornitori di servizi per il corpo, come centri per i massaggi e studi di tatuaggi. L’ingresso è vincolato alla presentazione di un test per il coronavirus con esito negativo effettuato dal cliente in giornata. Riaprono poi le scuole guida e di volo, con il medesimo requisito. Le riaperture sono subordinate a un’incidenza settimanale dei contagi stabilmente inferiore o in declino dai 50 nuovi casi su 100 mila abitanti.