SARS-CoV-2, lo strano caso dell’India che lascia perplessi gli esperti: casi crollati senza lockdown né vaccini

In India, i casi giornalieri sono crollati da un picco di oltre 90.000 infezioni a settembre a poco oltre 10.000 a febbraio: tanti i fattori che potrebbero aver contribuito
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6 mesi fa, l’India era in crisi per la diffusione della pandemia da SARS-CoV-2, gli ospedali erano sull’orlo del collasso con i medici esausti e il virus che si diffondeva nei quartieri poveri e affollati da milioni di persone. Si temeva che la pandemia avrebbe fatto affondare il fragile sistema sanitario del secondo Paese più popolato del mondo. Le infezioni sono cresciute drammaticamente per mesi e ad un certo punto, sembrava che l’India potesse superare anche gli USA come il Paese con il maggior numero di casi.

Oggi, invece, la situazione è completamente diversa: i casi giornalieri sono crollati da un picco di oltre 90.000 infezioni a settembre a poco oltre 10.000 a febbraio. Recentemente, la capitale Delhi ha riportato zero decessi a causa del virus per 3 giorni (cosa che non succedeva dai primi mesi della pandemia), mentre sta registrando meno di 150 casi al giorno, un niente rispetto al picco di oltre 8.000 a novembre. Molti reparti Covid nella capitale sono stati chiusi e riportati alle loro normali operazioni.

Tutto questo è avvenuto senza l’adozione di misure drastiche, come i lockdown, che invece sono stati utilizzati in maniera specifica in nuova Zelanda e Australia per portare le epidemie locali sotto controllo. Il governo indiano adotta ancora alcune restrizioni sociali, ma l’economia ha riaperto, i viaggi nazionali sono ripresi e la gente sta andando avanti con la propria vita quotidiana.

Probabilmente questo recupero non è dovuto alle vaccinazioni. L’India ha iniziato il suo programma di vaccinazione, con l’obiettivo di inoculare 300 milioni di persone entro agosto, ma è rimasta un po’ indietro rispetto ad altre nazioni più ricche. Finora, il Paese ha somministrato meno di una dose ogni 100 persone.

delhi indiaGli esperti ipotizzano che ci siano diversi fattori dietro il declino nel numero dei casi in India, come la popolazione più giovane o la possibilità di una crescente immunità nelle aree urbane. Ma c’è anche la possibilità che il conteggio dei casi non rispecchi la realtà. I tassi dei test sono calati leggermente, il che potrebbe significare che un maggior numero di casi potrebbe non essere rilevato. A settembre, il Paese eseguiva oltre 1 milione di test al giorno. A febbraio, il numero è sceso tra 600.000 e 800.000 al giorno. E il tasso di positività al test (ossia quante persone risultano positive al test su tutti i test condotti) si aggirava intorno al 6% a gennaio e oltre il 5% a fine febbraio. Un alto tasso di positività potrebbe suggerire che il Paese non sta conducendo abbastanza test.

Immunità nelle grandi città

Foto di Divyakant Solanki / Ansa

Un fattore dietro il calo dei casi potrebbe essere la crescita di persone con anticorpi, poiché ci sono “grandi numeri di persone esposte all’infezione e quindi protette”, afferma Shadid Jameel, virologo e direttore della Trivedi School of Biosciences della Ashoka University. I ricercatori stanno ancora studiando il Covid-19 e come funziona la sua immunità ma uno studio americano, pubblicato su Science a febbraio, suggerisce che dopo aver contratto il virus e sviluppato gli anticorpi, i pazienti potrebbero essere protetti da una reinfezione per almeno 8 mesi.

L’India registra oltre 11 milioni di casi e 157.000 morti dall’inizio della pandemia e le indagini sierologiche nazionali alla ricerca di anticorpi mostrano un drastico aumento in varie parti del Paese. Gli ultimi dati parlano di un tasso di positività agli anticorpi di quasi il 22% a dicembre e gennaio, oltre 3 volte più alto rispetto ad agosto e settembre, quando era del 6-7%. Il tasso è persino più alto nelle grandi città. L’indagine di agosto-settembre suggerisce che oltre la metà dei residenti nelle baraccopoli di Mumbai potrebbe essere stata contagiata. E secondo un’indagine sierologica condotta a gennaio, oltre la metà della popolazione a Delhi è stata contagiata. Per questi motivi, le grandi città potrebbero avere una trasmissione notevolmente ridotta a causa della crescita dell’immunità.

Foto di Jagadeesh Nv / Ansa

Tuttavia, l’India non è ancora vicina all’immunità di gregge. Potrebbe esserci un’immunità sufficiente tra la popolazione per rallentare le infezioni nelle grandi città, ma l’immunità di gregge nazionale richiede che una grande maggioranza della popolazione del Paese sia immune o attraverso il contagio o attraverso la vaccinazione. Gli 11 milioni dei casi riportati in India finora rappresentano meno dell’1% dei suoi 1,4 miliardi di abitanti. L’immunità di gregge rimane improbabile anche considerando sottovalutazioni o aggiustamenti. “I numeri delle persone esposte potrebbero essere nel range di 150-900 milioni; circa 350-400 milioni è una stima più ragionevole”, spiega Jameel. Ma questa stima è ancora solo un quarto della popolazione. Anche la stima più generosa di 900 milioni rappresenta il 65% della popolazione, che potrebbe essere non sufficiente a raggiungere l’immunità di gregge.

Demografia, geografia e condizioni di vita

La popolazione relativamente giovane dell’India potrebbe essere un altro fattore che ha contribuito ad abbassare il numero dei casi del Paese, poiché le infezioni nei pazienti più giovani tendono a sviluppare sintomi più lievi e tassi di mortalità più bassi. Metà della popolazione ha 25 anni o meno e il 65% ha meno di 35 anni. “Una popolazione più giovane significa infezioni prevalentemente asintomatiche o malattia lieve, che non vengono testati e non risultano nei casi riportati”, spiega Jameel. Il virologo aggiunge che potrebbe esserci anche una componente biologica, ciò che è noto come “ipotesi dell’igiene”, secondo cui ambienti estremamente puliti potrebbero creare un sistema immunitario più debole. Secondo questa idea, coloro che vivono in località con una incidenza di malattie infettive più alta, come l’India (dove sono prevalenti colera, tifo e tubercolosi, per esempio), potrebbero sviluppare una migliore immunità innata, che potrebbe aiutare a impedire alle infezioni da SARS-CoV-2 di diventare gravi.

Anche la geografia svolge un ruolo. “È importante anche ricordare che circa il 70% degli indiani vive in aree rurali, dove la ventilazione è migliore e le “bolle” di persone sono più piccole. Una persona che vive in un’area rurale non viaggia in bus o treno, la loro rete è più piccola. C’è meno rischio rispetto a qualcuno in un’area urbana”, spiega Raman Gangakhedkar, ex capo scienziato di epidemiologia dell’Indian Council of Medical Research (ICMR).

Foto di Divyakant Solanki / Ansa

Infine, ci sono gli sforzi del governo. L’India ha messo il Paese in lockdown per diversi mesi la scorsa primavera, misura rimossa prima del picco di settembre. Nonostante attività e viaggi siano ampiamente ripresi, ci sono ancora alcune restrizioni in vigore, come l’obbligo di indossare la mascherina, regole di distanziamento sociale e limiti al numero di persone consentite in assembramenti pubblici. Le autorità hanno anche lavorato per fornire maggiori risorse di trattamento, il che potrebbe aver aiutato a limitare le infezioni gravi e la mortalità, secondo Jameel. Il governo federale ha trasportato dottori dalle Forze di polizia armate centrali a Delhi a novembre, ha raddoppiato la capacità di test mobili e reso disponibili ulteriori 300 letti di terapia intensiva nella città.

Non abbassare la guardia

Foto di Divyakant Solanki / Ansa

Il calo nei casi sembra promettente, ma gli esperti avvisano la popolazione a non ritenersi troppo soddisfatta e a non fidarsi troppo dei numeri. Se alcune località hanno meno casi, potrebbe essere semplicemente perché non stanno conducendo test a sufficienza o perché le autorità locali hanno commesso errori nel riportare i casi. Anche il bilancio ufficiale delle vittime verrà riesaminato per eventuali sottovalutazioni. Solo perché il totale nazionale nei nuovi casi giornalieri sta diminuendo, questo non significa che la situazione stia migliorando ovunque nel Paese, con alcune località che stanno sperimentando una nuova crescita dei casi.

Gli esperti temono anche il basso numero di casi riportati possa causare un falso senso di sicurezza prima che la crisi sia completamente finita. È troppo presto per allentare le restrizioni e le misure, sostengono gli esperti.

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