Si parla molto di un “problema vaccini” contro SARS-CoV-2 in Italia, in merito alla carenza di dosi consegnate. Eppure questo problema non esiste. O meglio, ce n’è un altro che lo precede. È di oggi la notizia del blocco, da parte del governo italiano, della spedizione di 250.000 dosi di vaccino di AstraZeneca dirette verso l’Australia. Tra le varie motivazioni della scelta, supportata dalla Commissione Europea, anche il mancato rispetto degli obblighi contrattuali di consegna delle dosi in Europa.
Ma a ben vedere, dai dati aggiornati del Ministero della Salute sui vaccini in Italia, prima ancora delle dosi, il problema nel nostro Paese è la loro somministrazione. Infatti, su 6.542.260 dosi consegnate in totale al nostro Paese, solo 4.841.993 sono state somministrate (74%) per un totale di 1.517.624 di persone vaccinate (a cui sono state somministrate la prima e la seconda dose di vaccino). Da questi dati, si evince che il 26% delle dosi di vaccino consegnate in Italia non viene somministrato, nonostante sia a disposizione del Paese.
Il problema, dunque, non è quello della consegna, sebbene siano noti i problemi di fornitura delle case farmaceutiche, ma si tratta di un problema di organizzazione, di gestione delle somministrazioni.
Toscana e Campania al top per utilizzo delle dosi ricevute
La Toscana si conferma tra le regioni con la percentuale più alta di dosi somministrate in proporzione alle forniture ricevute. Al primo marzo, la regione ha somministrato 330.114 dosi su 412.040 consegnate, con una percentuale di utilizzo dell’80.1%. La Toscana è al quarto posto nella classifica nazionale dopo Valle d’Aosta (90%), Provincia autonoma di Bolzano (84.9%) e Campania (80.6%) e al secondo posto tra le aree territoriali di grandi dimensione.