“I vaccini costituiscono un’arma parziale contro il virus, perché condizionati nella loro efficacia dalle continue mutazioni cui il virus è soggetto. Devono essere quindi affiancati da cure precoci e da comportamenti responsabili“. Lo ha detto in un’intervista alla Gazzetta d’Asti il professor Pietro Luigi Garavelli, primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, scienziato che vanta una lunga carriera didattica e scientifica da autore di oltre 500 pubblicazioni ed avendo svolto numerose ricerche soprattutto nel campo della parassitologia.
Sostenendo che il Covid-19 è “già endemico come l’influenza”, Garavelli ha spiegato che “E’ opportuno precisare che questi preparati non rientrano strettamente nella definizione di vaccino, ma sono qualcosa di diverso. Gli effetti collaterali a breve periodo di questi sono comunque sottostimati. Non conosciamo le problematiche a medio e lungo termine, note solo fra alcuni anni. Per questo motivo mi sono sempre mostrato prudente verso questi “vaccini”, sia in termini di tollerabilità che di efficacia, per l’emergere delle varianti“.
Sulle vaccinazioni, il primario ha detto: “Bisogna sempre valutare il rapporto tra rischi e benefici: nella fascia di età che comprende i giovani, a fronte di un rischio pressoché nullo di sviluppare una forma grave della malattia, sono presenti invece quelli legati alla pratica vaccinale. Con l’avanzare dell’età questo dato si inverte. Sarebbe quindi opportuno vaccinare prioritariamente i cosiddetti “soggetti a rischio” indipendentemente dall’età“.