Rischio attacco nucleare, l’Occidente si prepara con campagne anti panico

Evitare fughe dalle città e corse alle scorte alimentari: sono questi gli obiettivi dell'Occidente che però non si sbilancia e non rivela come reagirebbe in caso di attacco nucleare da parte della Russia
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I governi occidentali sono impegnati in una “prudente pianificazione“, per ora tutto sottotraccia, per prevenire il caos e il panico in caso di attacco nucleare. I timori sono che la Russia possa lanciare ordigni nucleari sull’Ucraina e paesi limitrofi.

Nell’immediato una crisi nucleare è considerata altamente improbabile. Nonostante questo, però, i funzionari a livello internazionale stanno riesaminando i loro piani. Lo scopo è quello di fornire supporto di emergenza e rassicurazione alle popolazioni che temono l’escalation nucleare. I rischi maggiori riguardano la corsa agli acquisti, per fare grandi scorte. O anche fughe di massa dalle città.

Piani anti-panico contro un attacco nucleare: i precedenti

Le campagne di informazione pubblica e persino le esercitazioni scolastiche su come sopravvivere a una guerra nucleare sono state una caratteristica della guerra fredda. Esempi ne sono stati la campagna Duck and Cover negli Stati Uniti negli anni ’50, Protect and Survive dal Regno Unito alla fine degli anni ’70 e “Ognuno ha una chance” nella Germania occidentale all’inizio degli anni ’60.

Queste campagne sono state oggetto di notevoli critiche e parodie. L’obiettivo era quello di far pensare che potrebbe essere possibile sopravvivere a un conflitto nucleare totale, allo scopo di prevenire il panico pubblico.

Kate Hudson, segretario generale della Campagna per il disarmo nucleare, ha dichiarato: “Questa ‘prudente pianificazione’ si rifà alla campagna Protect and Survive del governo britannico dell’era della guerra fredda, che è stata fermamente condannata dalla CND come falsa impressione che si possa sopravvivere ad un attacco nucleare”.

Dato che Mosca ha subito notevoli perdite sul campo di battaglia in Ucraina da settembre, Vladimir Putin ha intensificato la retorica nucleare. Il mese scorso ha dichiarato pubblicamente che avrebbe usato “tutti i mezzi disponibili” per difendere il territorio russo. I commenti del presidente russo sull’uso del nucleare sono stati giudicati “profondamente irresponsabili” dagli altri paesi. Qualsiasi uso di armi nucleari infrangerebbe un tabù che esiste dal 1945, il quale porterebbe gravi conseguenze per la Russia, così come per tutti gli altri.

“Conseguenze catastrofiche”

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale USA, ha affermato che ci sarebbero “conseguenze catastrofiche” per Mosca. Questo in caso la Russia cercasse di schierare un’arma nucleare tattica. Si tratta di un ordigno che può avere la potenza di sei o sette esplosioni di Hiroshima. L’Occidente non si sbilancia su come potrebbe rispondere in caso di attacco. Ma l’aspettativa è che per evitare una rapida escalation qualsiasi risposta iniziale non sarebbe nucleare.

Foto Ron Sachs / ANSA

Emmanuel Macron ha rotto i ranghi e ha detto che non avrebbe ordinato una rappresaglia simile in caso di attacco nucleare russo in Ucraina. Il presidente francese ha detto che gli interessi fondamentali del Paese “non sarebbero per niente toccati direttamente se, ad esempio, ci fosse un attacco nucleare balistico in Ucraina”.

All’inizio di questa settimana, Jeremy Fleming, capo dell’agenzia di spionaggio GCHQ, ha dichiarato di non aver visto segni di un imminente attacco nucleare russo. Secondo gli esperti Putin sta bluffando. Il suo obiettivo è quello di diffondere paura e incertezza in occidente. Il motivo è semplice: impedire che Stati Uniti o Nato entrino in guerra a fianco dell’Ucraina.

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