Maltempo, temporale autorigenerante nel messinese: alluvione su Barcellona e Terme Vigliatore

Maltempo, alluvione in corso nel messinese tirrenico: la piana di Milazzo è sott'acqua, superati i 100mm di pioggia a Terme Vigliatore
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Temporale auto rigenerante: Barcellona Pozzo di Gotto sott'acqua
MeteoWeb

Si fa critica la situazione del maltempo nel messinese tirrenico. Un violentissimo temporale auto-rigenerante alimentato dallo scirocco e innescato dall’effetto Alcantara-Agrò sta colpendo la provincia messinese nel versante tirrenico provocando veri e propri nubifragi. A Terme Vigliatore sono caduti 102mm di pioggia mentre Barcellona Pozzo di Gotto è arrivata a 86mm, ma continua a diluviare in modo incessante con temperatura ferma a +14°C. Altri 79mm di pioggia sono caduti nella vicina Novara di Sicilia dove la temperatura è di +10°C.

Al momento sono segnalati allagamenti su tutta la piana di Milazzo, con frane a Rodi Milici e interruzioni delle strade in tutta l’area di Terme Vigliatore e Barcellona Pozzo di Gotto. Le immagini in diretta:

Alluvione a Barcellona Pozzo di Gotto, le immagini in diretta
Alluvione in corso a Barcellona Pozzo di Gotto

milazzo

alluvione messinese

Il radar in diretta evidenzia la posizione del temporale autorigenerante alimentato dallo scirocco:

Per seguire la situazione meteo in tempo reale consigliamo come sempre le pagine del nowcasting da cui è possibile seguire l’evoluzione meteorologica minuto per minuto su tutto il territorio nazionale e continentale:

L’effetto “Alcantara-Agrò”: come innesca le alluvioni nel messinese tirrenico

effetto alcantara
Uno schema rappresentativo del cosiddetto effetto “Alcantara-Agrò”. Nella grafica, elaborata da Marco Rando, si nota come il flusso umido sciroccale tenda a canalizzarsi all’interno delle principali vallate peloritane, incrementando lo sviluppo di imponenti addensamenti lungo il crinale

Sembrerebbe un paradosso, eppure in determinate circostanze, quando la dorsale peloritana viene sferzata da possenti flussi sciroccali (con raffiche fino a 120-130 km/h sui crinali), derivati da grandi differenze di pressione (isobare molto ravvicinate fra loro) fra il basso Tirreno e lo Ionio, sono proprio le zone del messinese tirrenico ad essere flagellate da precipitazioni persistenti che possono divenire persino torrenziali, mentre il versante ionico della provincia, che in teoria dovrebbe essere quello maggiormente esposto all’aria caldo e umida convogliate dallo Scirocco, rimane quasi a secco, con qualche fulmineo rovescio di pioggia misto a sabbia desertica (lo Scirocco ne trasporta sempre un bel quantitativo dal Sahara algerino o libico). Proprio in questa zona si accende una dinamica di correnti molto particolare che favorisce l’afflusso di enormi quantità di umidità e vapore acqueo, pronto alla condensazione e allo sviluppo di compatti addensamenti nuvolosi pronti a dare la stura a precipitazioni alle volte abbondanti. Su tutto un ruolo determinante lo gioca la componente delle correnti, sia in quota (quindi sopra i crinali montuosi) che nei bassi strati (lungo le strette vallate peloritane). Quando la componente assume una direzione da S-SE o SE, sia in quota (fino a 3000-4000 metri), che al suolo, allora il gioco è fatto. Qui poi entra in scena la vallata dell’Alcantara, e in misura minore pure la val d’Agrò, dove scorrono gli omonimi corsi d‘acqua. Molto spesso, quando le correnti si orientano da SE a tutte le quote (nella medio-bassa troposfera), l’aria molto umida e pesante che sale dallo Ionio verso il versante orientale di Etna e i Peloritani, in parte, si incanala all’interno dell’Alcantara e della valle d’Agrò, penetrando per chilometri fino all’entroterra. L’aria molto umida, di provenienza ionica, incanalandosi dentro le strette vallate ioniche, fra Etna e Peloritani, è costretta a valicare i primi comprensori montuosi, che rappresentano il versante meridionale della dorsale nebroidea. Per una forzatura orografica la massa d’aria molto tiepida e carica di umidità viene costretta a sollevarsi verso l’alto lungo la parte più alta del bacino dell’Alcantara. Salendo di quota tenderà a raffreddarsi, favorendo di conseguenza la condensazione del vapore acqueo e il successivo sviluppo di imponenti annuvolamenti cumuliformi (Cumuli, Congesti, Cumulonembi) lungo il crinale esposto a sud.

La presenza in quota di un forte getto meridionale (“Jet Streaks”), legato ad un ramo secondario della “corrente a getto sub-tropicale” che risale dall’entroterra algerino, in genere o da Sud o Sud-ovest, scorrendo a gran velocità sopra la catena montuosa, tende ad esaltare le cumulogenesi orografiche che si vengono a formare in loco (tra il versante nord dell’Etna, il sud dei Peloritani e il sud dei Nebrodi) fino al punto da farle tracimare sull’altro versante, ossia quello che si affaccia al Tirreno. Se l’umido flusso sciroccale che si incanala sull’Alcantara persiste per ore il continuo afflusso di aria umida marittima che viene sbattuta sul versante meridionale dei Nebrodi contribuirà ad alimentare la crescita degli addensamenti nuvolosi che diverranno sempre più compatti e sviluppati, al punto da dare la stura a piogge di moderata o forte intensità che rimarranno persistenti fino a quando non si rompe questo delicato equilibrio che si instaura fra i due versanti nebroidei (basta un calo della ventilazione per annullare gli effetti o far concentrare le precipitazioni solo sui versanti meridionali dei Nebrodi e monti Peloritani).

Alle volte sono proprio i rilievi, al confine tra Peloritani e Nebrodi, che superano anche i 1000-1200 metri, ad agevolare la costruzione di grandi annuvolamenti cumuliformi che si espandono sino al Longano e alla pianure del milazzese, portando piogge e rovesci, sotto le sferzanti raffiche di Scirocco e Ostro che scendono dai rilievi circostanti. Tale dinamica, meglio nota come “effetto Alcantara-Agrò” (dal nome delle omonime vallate che lo producono), ha già provocato gravi alluvioni nella storia come quelle dell’11 Dicembre 2008 o del 22 Novembre 2011.

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